350 persone ad ascoltare il prete di strada Don Andrea Gallo. Intervista e presentazione di Elia Minari dell’associazione Cortocircuito.
Introduzione allo spettacolo-concerto “Storia di un precariato” del gruppo musicale “DeSamistade”, liberamente ispirato a “Storia di un impiegato” di Fabrizio De Andrè. Venerdì 4 gennaio 2013 al teatro De Andrè di Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia.
Lo spettacolo sarà replicato a Reggio Emilia città, al “Fuori Orario” e in altri luoghi.
Foto di Matteo Colla (ad eccezione di quella con il pubblico). Cliccare sulle foto per allargarle.
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[articolo pubblicato sul nuovo quotidiano “Prima Pagina Reggio” il 6 Gennaio 2012]
I giovani fra precarietà del lavoro e precarietà della vita. E’ questo il tema della serata che ha riscosso il tutto esaurito al teatro De André di Casalgrande e presto in replica in altre città. “Storia di un precariato” nasce dall’incontro fra le angosce e le paure di una generazione che si sente privata del proprio futuro e le canzoni di Fabrizio de André, dal cui album “Storia di un impiegato” è ispirato l’intero spettacolo. Recitazione e musica insieme in una produzione di “Pettirossi da combattimento” del gruppo musicale DeSamistade, dietro la regia di Daniele Castellari e il coordinamento del cantante Matteo Foracchia.
L’impiegato ai tempi del maggio francese cantato da Faber si reincarna in un precario moderno: la storia è la stessa, ma l’alienazione, le psicosi e i drammi interiori del protagonista sono quelli di una generazione destinata all’eterno precariato senza aver mai la possibilità di entrare nella stabilità dell’età adulta. «La precarietà del lavoro spesso si traduce in precarietà della vita e precarietà dei diritti», ha sostenuto nella sua introduzione Elia Minari del giornale studentesco Cortocircuito. «Figli, malattie, ferie. Per molti precari queste sono parole “tabu”. Diritti che non sono più diritti, sono stati trasformati in privilegi: diritti precarizzati».
Ospite della serata anche Don Andrea Gallo, prete di strada genovese e rappresentante della fondazione De André. «Una volta – ha raccontato – ho incontrato un ragazzo: era come tanti altri a fare il giornalista precario in Israele, veniva pagato una miseria ogni articolo. Scrisse un libro intitolato “Restiamo umani”. Non diventiamo, ma restiamo».
La web-tv Cortocircuito ha realizzato un video per lo spettacolo con interviste a diversi precari, giovani e meno giovani. Uno di loro racconta: «Ho sempre visto la conquista della casa come la prima grande tappa della vita di mio padre. Ogni volta che me lo racconta traspare la sua fierezza. Io temo che non potrò mai raggiungerla, nonostante tutti i miei sacrifici». E aggiunge: «Sono arrivato a un’età, trent’anni, in cui in modo emblematico mi sono sempre immaginato molto più realizzato di quello che in realtà sono».
«Il precariato è come una prigione che ci rende tutti uguali», si è rivolto infine al pubblico l’attore protagonista dello spettacolo. «Io stasera ho fatto solo un piccolo buco, ma da domani si inizia a scavare. Magari insieme».
Articolo di Luca Gemmi