Dodici libri parlano di noi

Il libro principale sulle attività d’inchiesta di Cortocircuito è titolato “Guardare la mafia negli occhi” (editore Rizzoli, prefazione del Procuratore Nazionale Antimafia). Per informazioni visitare il sito internet www.eliaminari.it/libro-inchiesta

 

Nelle librerie sono usciti anche altri 11 libri che parlano un po’ anche delle attività dell’associazione Cortocircuito. 
I 3 libri che hanno dato più spazio a Cortocircuito sono:

La mafia siamo noi di Sandro De Riccardis (giornalista de La Repubblica);

Alle mafie diciamo noi di Gianni Bianco (vice-caporedattore del Tg3 nazionale) e Giuseppe Gatti (magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari);

Comprati e venduti di Claudio Fava (presidente della commissione antimafia della Sicilia, già vice-presidente della commissione parlamentare antimafia e figlio del giornalista Pippo Fava, ucciso da Cosa Nostra);

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– “Passaggio a Nord. La colonizzazione mafiosa” di Nando dalla Chiesa (direttore dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università di Milano, docente universitario);

– “Non diamoci pace” di Giulia Di Girolamo e Alessandro Gallo (esperti del fenomeno mafioso);  

– “Il primo martire di mafia” di Rosaria Cascio e Salvo Ognibene;

– “La mafia sul collo” di Giacomo Panizza (prete di Lamezia Terme in prima linea contro la ‘ndrangheta);

– “Eucaristia mafiosa” di Salvo Ognibene (giurista);

– “Mafie del Nord” a cura di Rocco Sciarrone (professore dell’Università di Torino) e capitolo di Vittorio Mete (docente dell’Università di Firenze e dell’Università di Catanzaro);

– “La rivoluzione giovane. Giornalismo antimafia 2.0″ di Giulia Paltrinieri;

– “Omissis 01” di Fabrizio Capacelatro.

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Pubblichiamo un breve assaggio del libro “Non diamoci pace”. Lo scrittore Alessandro Gallo scrive:

“Negli occhi di Elia e degli altri ragazzi di Cortocircuito, tra le pagine dei loro appunti, vidi la volontà di un gruppo di giovani che non si sentivano né esclusi, né titolari di un’esclusiva. Pronti a crescere come cittadini, ancor prima di essere giornalisti, pronti a raccogliere nomi, dati e cifre per convincermi che era necessario indagare, leggere correttamente la realtà e poi raccontare nelle scuole una ’ndrangheta non diversa da quella radicata da Lagonegro in giù, percorrendo l’intera Salerno-Reggio Calabria.

Raccontare la mafia “a marchio reggiano”, riconosciuta quasi con un prodotto a marchio D.O.P di origine protetta dall’indifferenza di una parte di emiliani che non vogliono proprio ammettere il fallimento di un’idea che, per decenni, li aveva fatti sentire protetti dagli “anticorpi” frutto di un’importante storia di lotta e di liberazione. Profondamente e ingenuamente convinti che mai il fenomeno mafioso avrebbe potuto violare il loro territorio, la loro comunità. Ma arroccarsi alla propria storia non è stato sufficiente a resistere, a respingere i tanti mafiosi che bussavano alla porta e difenderli da quegli emiliani che sceglievano di aprire quella porta.

Una comunità che lentamente, ma inesorabilmente, si è ammalata di mafia, una malattia che non ha un solo responsabile, non solo il criminale che porta dalla sua terra d’origine l’agente patogeno che infetta gli altri, ma che ha molti responsabili, dal singolo cittadino che sottovaluta la pericolosità dell’infiltrazione mafiosa, da alcuni amministratori miopi […].

Sono questi ragazzi, tornati a Reggio Emilia, dopo un viaggio nella Locride, sono ritornati  con la voglia di conoscere, raccontare, difendersi e resistere. E per farlo da subito hanno studiato, indagato i fenomeni, rischiando anche sulla propria pelle di essere considerati ragazzini troppo invadenti, infastidendo il nemico della porta accanto: la ’ndrangheta che come nebbia circonda le campagne avvicinandosi, con lentezza e indisturbatamente, verso il centro. Spara poco, investe tanto, crea economia e nello stesso tempo, ne vuole essere l’unica padrona assoluta. L’unica a dettarne le leggi. Un’economia gestita da pochi nomi e per poche famiglie: Dragone, Nicoscia, Grande Aracri, Muto. Famiglie che da Cutro hanno risalito l’intero stivale […].

Ascoltavo con attenzione Elia. Il suo entusiasmo, la sua precisione nell’espormi i dati e i fatti mi coinvolse a tal punto da restare in silenzio ad ascoltarlo”. […]

 

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Le informazioni sul libro “Guardare la mafia negli occhi” sono sul sito www.eliaminari.it/libro-inchiesta
Il libro, sottotitolato “Le inchieste di un ragazzo che svelano i segreti della ‘ndrangheta al Nord”, è disponibile in quasi tutte le librerie e online (in formato cartaceo o e-book). Prefazione del Procuratore Nazionale Antimafia, editore Rizzoli.
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