Articolo pubblicato sul “Fatto Quotidiano”, scritto dal professore Nando Dalla Chiesa, direttore dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università di Milano e docente di Sociologia della criminalità organizzata. E’ figlio del prefetto di Palermo ucciso da Cosa Nostra.
Invece QUI tutte le foto del convegno, organizzato dall’associazione Cortocircuito, con ospite Nando Dalla Chiesa e il presidente emerito della Corte Costituzionale Valerio Onida.
Di Nando Dalla Chiesa
Ero curiosissimo. E ora vediamoli di persona questi studenti di “Cortocircuito”, la gloriosa web tivù emiliana, nata nel 2009 da un giornalino scolastico di Reggio Emilia. Nel mondo dell’antimafia sono ormai un mito. Sono loro, una ventina di ragazze e ragazzi, ad avere dato con le proprie inchieste la sveglia a una regione ebbra della retorica degli “anticorpi”, letteralmente liquefatti davanti all’avanzata dei clan calabresi.
Elia Minari, il coordinatore di questa creatura è molto giovane. Alto, magro, un bel ciuffo scuro, fa giurisprudenza. Si muove nel convegno bolognese con la disinvoltura di un presentatore televisivo. Ha letto molti libri e ha fatto le sue battaglie sul campo in un ambiente incredulo e talvolta ostile. Nella sala congressi della Regione Emilia Romagna, amministra il pubblico, porge domande, incalza gli insegnanti (che cos’ è per lei la legalità, che cos’è la morale, chi è il “furbo”,…). Poi commenta e sintetizza. Studio di istinto il modo di fare di Elia, quella inedita combinazione di deferenza e autorevolezza. E penso che solo ragazzi così sarebbero potuti andare a riprendere i luoghi dei roghi reggiani prima che arrivassero le operazioni giudiziarie: locali, cantieri e auto incendiati, una quarantina di casi, senza che la città si allarmasse “perché tanto qui non siamo in Calabria”.
Solo ragazzi di buone letture e con una buona dose di irriverenza (ma una perfetta educazione) avrebbero potuto immortalare l’agghiacciante intervista con il sindaco di Brescello, il paese di Peppone e don Camillo finito in bocca ai Grande Aracri di Cutro, e sorprenderlo, con quell’accento che più emiliano non si può, mentre fa sua la causa delle imprese del boss (così “composto ed educato”) che saranno poi confiscate.
Sul viso di Elia e di Francesca Montanari, la presidente dell’associazione, tira un’aria di fresca impudenza. Forse è la ricetta vincente delle inchieste diventate famose. Come quella che li portò a interrogarsi sull’appalto per la nuova scuola media di Montecchio: vinto con il 23% di ribasso da una ditta che non aveva nemmeno presentato il certificato antimafia. Sparita la ditta, mai fatta la scuola.
Fanno vedere al qualificato pubblico il filmato di Brescello. E certo provoca una corrente di umorismo nero vedere i colonizzatori di Cutro, provincia di Crotone, accusarli, fuori dal bar, di infangare l’immagine di Brescello. O insultarli mentre con maestria i ragazzi incassano e continuano a far domande scomode. Grande giornalismo di ventenni coraggiosi.
Spiega Elia alla platea che la prima volta che intuirono che con la mafia ci avevano a che fare direttamente fu quando scoprirono che la festa per la fine dell’anno scolastico era stata organizzata in una discoteca luogo di riciclaggio di denaro di provenienza illecita e luogo di smercio della droga (lo diceva un rapporto del prefetto), i cui due proprietari di allora sarebbero poi stati indagati nell’ambito dell’operazione “Aemilia”. Perché ci portano proprio qui?, si chiesero. Insomma, ribellarsi ai propri stessi ambienti per ribellarsi davvero alla mafia; un po’ come il giovane Pif in La mafia uccide solo d’estate. “Poi, andando avanti con le nostre inchieste, trovammo cose sempre più preoccupanti”.
Studenti pionieri, più avanti degli adulti. Viene purtroppo in mente, a proposito di “Cortocircuito”, come nel bellissimo film dedicato a Lea Garofalo, e andato su Rai 3 mercoledì sera, sia scomparso ciò che di grande fecero le studentesse milanesi per stare accanto alla domanda di giustizia della giovanissima Denise. Due anni in aula dandosi il turno, per non lasciarla idealmente mai sola. A decine. Uno dei più memorabili episodi di solidarietà antimafiosa tra coetanei. Realizzato nel totale anonimato, fino però a vedersi riconoscere da parte del Comune di Milano la massima onorificenza civile dell’Ambrogino d’oro. Tutto sparito.
E invece teniamoceli cari i giovani dell’antimafia, e rendiamo loro onore per quel che fanno, da Scampia a Bologna. Sperando che mai per questo si sentano un po’ divi. Giusto Elia? “Giusto, il rischio c’è. La storia di questa lotta è fatta di personaggi, di eroi solitari. Ma noi vogliamo scongiurarlo. Vogliamo essere in molti, uno che fa diritto, l’altra relazioni internazionali, l’altro ingegneria informatica… Non un gruppo che insegna agli altri come si vive. Ma tante persone e competenze diverse per contrastare le mafie, ognuno con le proprie capacità”. E questo sì che è un bel programma.
Nando Dalla Chiesa
(21 novembre 2015)
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Vedi anche:
– “La ‘Ndrangheta di casa nostra. Radici in terra emiliana”: la video-inchiesta
– La video-inchiesta “Non è successo niente. 40 roghi a Reggio Emilia”
– Il quotidiano La Repubblica: “La mafia emiliana braccata dagli studenti di Cortocircuito”
– Intervista del web-magazine “AgoraVox” sulle iniziative di Cortocircuito
– Sul Corriere della Sera: “Cortocircuito, la web tv degli studenti-reporter che combatte la mafia”
– Elia Minari di Cortocircuito premiato dal presidente del Senato al Vertice Nazionale Antimafia a Firenze