Incontro con i sindaci Delrio e Girasole

Incontro con Carolina Girasole, sindaco di Isola Capo Rizzuto (provincia di Crotone) e con Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia e presidente nazionale ANCI, insieme a Elia Minari e Nuccia Ciambrone dell’associazione antimafia Cortocircuito.

L’evento si è tenuto il 21 marzo 2012 all’aula magna dell’Università di Reggio Emilia.

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Incontro con Notari, un partigiano che ha fatto la storia

Relatori:

– Giacomo Notari, ex partigiano e presidente dell’ANPI di Reggio Emilia, autore del libro “Hai un cuore forte, puoi correre”;

– Elia Minari, coordinatore dell’Associazione culturale antimafia Cortocircuito.

L’incontro si è tenuto venerdì 16 marzo 2012 nella storica sala del Planisfero della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia ed è stato aperto da Antonio Zambonelli, direttore del “Notiziario ANPI”. 

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Selezione nei locali, polemiche online. La video-inchiesta di un gruppo di ragazzi fa discutere e provoca una valanga di reazioni

[articolo pubblicato su Il Giornale di Reggio il 10 Marzo 2012]

Il sasso nello stagno lo hanno lanciato i ragazzi di Cortocircuito, giornalino-blog studentesco di Reggio. Un giovane di 21 anni originario della Costa d’Avorio ha denunciato un presunto caso di razzismo all’ingresso di una discoteca lo scorso fine gennaio. I ragazzi, raccolta la segnalazione, si sono messi al lavoro per verificarla e hanno realizzato una video-inchiesta sulle discoteche per fare luce sul fenomeno delle selezioni all’ingresso.

Il risultato è un video, ben fatto tecnicamente, che ha subito suscitato commenti e reazioni sul web, con tanti altri ragazzi che sulla pagina Facebook del giornalino hanno parlato di altri casi di selezione a loro avviso ingiustificata.

Ma partiamo dei casi raccolti dai ragazzi di Cortocircuito (www.cortocircuito.re.it). Basile Yabre, di 21 anni, racconta di essersi presentato all’ingresso di un noto locale dopo una fila di un’ora e mezza. Era insieme a due amici ed era in lista. Al momento di entrare un buttafuori gli dice: «Tu non puoi entrare». Il giovane africano resta perplesso, «non mi era mai capitato» e risponde: «Perché non posso entrare?». Risposta: «Perché oggi la gente come te non può entrare». Sempre più stupito il giovane chiede: «Perché? Come sono?». A quel punto il buttafuori, ormai spazientito, taglia corto: «O ragazzo, ti ho detto che non puoi entrare. Io qua sto lavorando». Questa la ricostruzione fatta dal giovane nella video-inchiesta. Basile aggiunge che aveva una camicia e una giacca: pertanto la sua opinione e che la selezione sia stata fatta per motivi razziali.

Contattati via mail gli organizzatori della serata negano l’accusa di razzismo e fanno notare che la sera dell’evento altri ragazzi di colore erano entrati. Quindi, caso chiuso? A questo punto i ragazzi “impertinenti” di Cortocircuito sono andati a spulciare sulla bacheca dell’art director della serata e di un ragazzo dello staff e hanno trovato commenti di questo genere (poi rimossi dalle bacheche): “Stanziati 230 milioni di euro per sti maledetti PROFUGHI DI MERDA. Italia così non si va da nessuna parte”. E ancora: “L’Italia agli italiani, basta extracomunitari”.

Un pr di una discoteca ha spiegato via mail quale potrebbe essere stata la causa dell’esclusione dell’africano: alcuni locali applicherebbero una sorta di “quota” per gli stranieri, superata la quale non verrebbero più fatti entrare. continua a leggere …

Il Giornale di Reggio: Giovani che hanno raccolto la sfida dell’informazione. Dal futuro del Parmigiano alla lotta alla mafia: un impegno da veri cronisti

[articolo pubblicato su Il Giornale di Reggio il 10 Marzo 2012]

«Cortocircuito è un giornalino-blog studentesco indipendente di Reggio Emilia. Nasce nel giugno 2009 dall’impegno di alcuni studenti delle scuole superiori con l’intento di fare informazione dal basso». Così si descrivono i ragazzi nella homepage del loro sito.

«L’obiettivo principale è essere un luogo di scambio di opinioni e di idee tra tutti gli studenti: dai licei ai professionali. Infatti, fin dall’inizio i lettori sono stati invitati ad esprimere le loro opinioni commentando gli articoli che vengono periodicamente pubblicati sul sito internet www.cortocircuito.re.it. Già dai primi mesi hanno partecipato al giornalino ragazzi di ben 12 scuole superiori di Reggio Emilia e provincia.

Dopo pochi mesi di vita, all’originario giornale cartaceo, si è aggiunta la versione online, un sito-blog interattivo dove si possono leggere tutti gli articoli e conoscere i progetti. Nell’estate 2010 Cortocircuito è diventato anche una web-tv: si realizzano cortometraggi, interviste, videomessaggi e anche un collegamento tv a livello nazionale». Recentemente i ragazzi di Cortocircuito si sono occupati del futuro del Parmigiano-Reggiano, dei senzatetto, dei pregiudizi sugli immigrati e si occupano spesso dei temi della legalità e della mafia.

Jacopo Della Porta

Il Carlino: «Io, escluso dal locale per motivi razziali»

[articolo pubblicato sul Resto del Carlino il 2 Marzo 2012]

I locali reggiani applicano criteri di selezione arbitrari nel fare entrare o escludere i ragazzi alle serate di disco? E i ragazzi neri ne sono forse penalizzati?

Sono le domande poste dai ragazzi della redazione del giornalino studentesco Cortocircuito, gruppo di studenti impegnati in attività di promozione della legalità, i quali hanno diffuso sul web un video, contente la testimonianza di un ragazzo ivoriano, al quale è stato negato l’accesso a un locale reggiano di cui non viene fatto il nome.

Un’ora e mezza di attesa, un abbigliamento adeguato, eppure le porte restano chiuse, e il buttafuori si dimostra sprezzante.

«La nostra inchiesta è partita -spiega Elia Minari, uno degli autori del video- poiché da tempo riceviamo segnalazioni di questo tipo, anche da ragazzi reggiani, i quali ci dicono che l’accesso alle discoteche è tutt’altro che facile: allora è lecito chiedersi quali siano i parametri secondo i quali si entra oppure no e se la discriminazione razziale abbia un peso».

Abbiamo girato la domanda a uno dei soci del circolo al centro dell’articolo, che, comunque -va specificato- non essendo un esercizio pubblico può comunque decidere in autonomia la selezione degli ingressi.

Il vicepresidente precisa : «da noi entrano tutti, nel nostro locale vi sono tantissimi ragazzi extracomunitari che collaborano con noi, dal barista al parcheggiatore, nessuno è razzista. I buttafuori, i quali fanno parte di un’agenzia specializzata, non si ricordano di questo evento, né di segnalazioni particolari da parte di gente esclusa. Al contrario, stiamo per diventare discoteca, scegliendo di pagare più tasse, e questa vicenda ci danneggia nell’immagine. continua a leggere …

ReggioNelWeb: Razzismo nei locali reggiani?

[articolo pubblicato su ReggioNelWeb il 3 Marzo 2012]

E’ accaduto nella Reggio Emilia democratica, la Reggio multiculturale, quella dell’ “Italia sono anch’io”, campagna che promuove la legge popolare per il diritto di voto e di cittadinanza ai cittadini immigrati, la Reggio che nella parole e nei proclami considera ogni persona uguale all’altra. Ma non sempre tutto corrisponde alla realtà.

Prima che si facesse appello al rispetto della legge italiana, a Reggio Emilia qualche anno fa c’erano della classi elementari “ghetto”, con una presenza massiccia di bambini immigrati. Poi le istituzioni e la politica trovarono rimedio alla situazione.

Oggi accade che in alcuni locali serali, in alcune discoteche, vengano escluse persone sulla base di… non si comprendono ancora bene i criteri, se per l’abbigliamento, la maglietta non firmata, perché il buttafuori si è svegliato male, o per il colore della pelle di chi sta entrando per divertirsi.

Certo è che non deve essere piacevole uscire alla sera con gli amici di sempre, vestito come loro, inserito nella loro stessa lista, e quando stai per varcare la porta del fatidico locale alla moda sentirti dire dal buttafuori: “Tu non puoi entrare”. continua a leggere …

Reggionline: «Io, lasciato fuori dalla discoteca perché sono nero»

[articolo pubblicato su Reggionline il 29 Febbraio 2012]

 

 

La redazione di “Cortocircuito”, un giornalino-blog studentesco autogestito di Reggio Emilia che realizza anche una web tv con cortometraggi, interviste, videomessaggi, ci ha inviato questa bella inchiesta sul mondo delle discoteche a Reggio Emilia. Reggionline ha il piacere di proporvela e ringrazia i ragazzi di “Cortocircuito” per il lavoro svolto.

«Quelli come te oggi non entrano». Comincia all’ingresso di una nota discoteca di Reggio Emilia la storia di discriminazione razziale denunciata dai ragazzi del giornalino studentesco “Cortocircuito”. A raccontarla è un ragazzo di 21 anni originario della Costa d’Avorio che sarebbe stato lasciato fuori dal locale dal buttafuori perché di colore.

Il web-magazine 7per24

Scrivono dalla redazione di “Cortocircuito”: «Una brutta vicenda che trova conferma anche nei post su Facebook degli organizzatori della serata: frasi ingiuriose nei confronti degli extracomunitari, insulti e appelli all’intolleranza». I gestori hanno negato ogni accusa e hanno minacciato di ricorrere alle vie legali.

Ma dalle testimonianze raccolte da “Cortocircuito” pare che il caso del giovane ivoriano non sia isolato: la discoteca infatti applicherebbe una sorta di “quota” per gli stranieri: oltre un certo numero scatta la selezione “razziale”. L’inchiesta va oltre e mette in luce un altro aspetto che a quanto pare è piuttosto diffuso: lo sfruttamento del lavoro nero”.

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QUI il video e gli altri articoli sulla stessa vicenda

Posso entrare? Video-inchiesta sulle discoteche reggiane

 

Se non visualizzi il video clicca qui.

Qualche giorno fa, quando ancora non avevamo pubblicato questa piccola video-inchiesta sulle discoteche di Reggio Emilia, il proprietario di un noto locale ci ha scritto “Ho informato il nostro studio di avvocati, è un danno di immagine…”. Il giorno prima, lo stesso proprietario di una discoteca reggiana, ci aveva anche scritto: “Ognuno risponde delle proprie parole“. E poi ha aggiunto: “Valuteremo tutto quello che verrà detto e scritto su questo argomento e agiremo di conseguenza nelle sedi opportune“.

Cliccare su play per vedere il nostro cortometraggio.

Inchiesta della redazione del giornalino studentesco Cortocircuito. Realizzata da Elia Minari (coordinamento), Riccardo Pelli (voce narrante), Federico Marcenaro (riprese), Nuccia Ciambrone, Letizia Cocconi, Matteo Davoli, Andrea Franzoni, Marco Pisi, Francesco Garuti, Silvia Cristofori e Francesco Chiriatti.

La rassegna stampa sull’inchiesta:

– Il Giornale di Reggio: selezione nei locali, polemiche online. La video-inchiesta di un gruppo di ragazzi fa discutere e provoca una valanga di reazioni
– Il Resto del Carlino: «Io, escluso dal locale per motivi razziali»
– Reggionline: «Io, lasciato fuori dalla discoteca perché sono nero» (+ 7per24)
– ReggioNelWeb: Razzismo nei locali reggiani?

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Vedi anche:

– Noborder, senza confini: il nostro cortometraggio sull’immigrazione (partendo dai luoghi comuni)

(29 Febbraio 2012)

“Vittoria Giunti, la partigiana che combatteva la mafia” incontro con il giornalista Gaetano Alessi

Gaetano Alessi (a destra) intervistato da Elia Minari

[articolo pubblicato sulla Gazzetta di Reggio il 29 Febbraio 2012]

«Non voleva che ci parlassimo, ma che ci capissimo. Era gentile, intelligente, indipendente, rivoluzionaria. Vittoria Giunti è rimasta partigiana sempre, nel cuore e nello spirito, col germe del dubbio, con la voglia di contaminarsi e confrontarsi anche con chi d’anni ne aveva vissuti molti meno di lei».

Quando Gaetano Alessi incontra Vittoria Giunti per la prima volta lui è un ventenne con la sete di giustizia, lei un’anziana signora che ha fatto la storia. Oggi, a distanza di sei anni dalla scomparsa della donna che gli ha cambiato la vita, Alessi continua a portare in giro per l’Italia la testimonianza del loro incontro, racchiusa nel libro “Le eredità di Vittoria Giunti”. Così è avvenuto sabato (25 Febbraio 2012, ndr) alla biblioteca “Salvemini” di Scandiano (RE), alla presenza dell’assessore alla cultura Giulia Iotti e intervistato da Elia Minari, coordinatore dell’associazione culturale antimafia Cortocircuito.

«Questo lavoro nasce come atto d’amore. Niente di più. Nessuna pretesa di saggio storico o d’opera letteraria. Ma la ferma volontà di preservare e trasmettere la normalità di una storia straordinaria». Quando Vittoria Giunti arriva per la prima volta a Raffadali (Agrigento) è appena finita la seconda guerra mondiale. Borghese e fiorentina per nascita, moglie del partigiano siciliano Salvatore Di Benedetto, laureata in matematica e fisica «batte contro i confini del mondo, al di là dell’ignoto».

Piomba nella realtà desolata di una Sicilia feudale e arida in cui le «donne dal mantello nero pretendevano pane, lavoro per i loro uomini, scuole per i loro ragazzi» agli sgoccioli della guerra. Diventa nel 1956 il primo sindaco donna in Sicilia, a Santa Elisabetta, e la terza in Italia. Prima partigiana, poi dirigente del Pci, poi ancora componente durante la Costituente di diverse commissioni nazionali tra cui quella per il voto alle donne, Vittoria Giunti ha speso la sua vita nella lotta per la giustizia e per la libertà.

Valentina Barbieri

Il futuro del Parmigiano Reggiano è in mano ai Sikh

[articolo pubblicato sulla Gazzetta di Reggio il 25 Febbraio 2012]

«Se non ci fossero gli indiani le attività di produzione del Parmigiano Reggiano sarebbero andate un po’ in crisi». Ad ammetterlo è Graziano Salsi, presidente della cooperativa CILA di Novellara. La sua è una delle più grandi aziende agricole di allevamento di bovini dell’Emilia Romagna, ogni giorno produce 350 quintali di latte. Quasi tutti i lavoratori delle sue stalle sono stranieri. La maggior parte provengono dall’India, ma ci sono anche tunisini, pakistani, macedoni e marocchini.

Sveglia prima dell’alba: alle quattro del mattino iniziano i lavori per la prima mungitura, poi si puliscono le stalle. Nel primo pomeriggio si procede già con la seconda mungitura. Un lavoro duro e dettato da tempi inflessibili, domeniche e giorni festivi non esistono. Così è scandita la giornata dei lavoratori della comunità indiana dei Sikh. Sono una minoranza religiosa monoteista e provengono dalla regione indiana del Punjab, la terra dei cinque fiumi, per certi aspetti simile alla pianura padana. Le stesse distese lunghe e fertili, con le montagne sullo sfondo. E poi l’etica di due popoli infaticabili.

(QUI IL CORTOMETRAGGIO)

Hanno cominciato ad arrivare a Novellara nei primi anni ’90. Lavorando duramente, si sono conquistati la fiducia della comunità che li ha accolti in modo positivo. Fin dall’inizio hanno trovato lavoro soprattutto nelle stalle, nei caseifici e nei campi. Ma ora, dopo aver fatto figli e contratto un mutuo per comprarsi casa, alcuni di loro hanno deciso di aprire un’azienda agricola in proprio. Da dipendenti a padroni. Spesso danno da lavorare ai loro connazionali appena arrivati. Invece la seconda generazione, figlia dei primi immigrati, ha studiato nelle nostre scuole e giustamente preferisce fare lavori meno duri.

I Sikh a Novellara sono un esempio di integrazione perfettamente riuscita. Appena fuori dal paese hanno edificato anche il tempio “Gurdwara”, uno dei più grandi d’Europa. «Abbiamo comprato la terra e ogni indiano ci ha messo una parte dei suoi risparmi», ci riferisce orgoglioso Avtar Singh, che da oltre 20 anni lavora nelle stalle reggiane. Singh però ammette che il lavoro nelle stalle è molto duro e i malanni quotidiani sono tanti. «Non si può fare questo lavoro fino a 70 anni. Altrimenti uno muore prima della pensione», continua a leggere …

«E’ vero, tanto è cambiato ma i tabù sono gli stessi»

[articolo pubblicato sulla Gazzetta di Reggio il 22 Febbraio 2012]

«Mi sono accorto di essere omosessuale verso i dodici anni, in seconda media. Durante l’ora di educazione fisica guardavo le gambe dei miei compagni, di quelli più belli, naturalmente. L’ho capito di colpo, con chiarezza: mi piacciono i ragazzi». Un incipit che compie vent’anni e fa ancora scalpore.

In occasione del ventunesimo anniversario dalla pubblicazione, “Ragazzi che amano ragazzidi Piergiorgio Paterlini uscirà in tredicesima ristampa per Feltrinelli. Ancora uno dei pochi libri che in Italia e in Europa rappresenta e racconta l’infanzia e l’adolescenza dei ragazzi omosessuali. Attraverso le “confessioni” degli adolescenti stessi.

Nella nuova edizione le dodici storie originali saranno introdotte da due testi scritti appositamente dall’autore per questa edizione speciale, due testi che tentano di riassumere e assimilare le evoluzioni politiche e sociologiche degli ultimi due decenni. Cercando di raccontare soprattutto la storia del rapporto fra questo libro e i suoi lettori, tra l’avvento della tecnologia e la radicata autorità dei tabù.

– Nel 1991 come è nato “Ragazzi che amano ragazzi”?

«Ho pensato di scrivere il libro che avrei voluto trovare in libreria, ma non esisteva ancora. A quel tempo se si parlava di adolescenti li si supponeva tutti eterosessuali, continua a leggere …

Viaggio nell’inferno di chi non ha nulla

[articolo pubblicato sulla Gazzetta di Reggio il 7 Febbraio 2012]

Negli occhi dei senza tetto si nasconde il freddo più intenso. Emergono storie difficili a credere. La Caritas di via Adua alle cinque di domenica pomeriggio s’affolla. La fila davanti ad un pasto caldo unisce tanti volti e tante vite. Extracomunitari, padri di famiglia, vedove, bambini, anziani, uomini soli, disoccupati.

Carlo Stefani è un cinquantenne emiliano. Ha perso il suo lavoro fisso come camionista l’estate scorsa, si nutre quotidianamente in mensa. «Ho sempre vissuto dignitosamente, non avrei mai pensato di ridurmi così», confessa amareggiato. L’attuale crisi economica ha stroncato il suo presente. La causa di divorzio dalla sua seconda moglie lo ha privato degli ultimi risparmi. Sebbene tutte le patenti di guida conseguite e gli anni d’esperienza in Italia e all’estero, è costretto a vivere nella sua Ford Focus, senza un impiego. «Se mi chiamassero a lavorare a Dubai domani, andrei. Non ho paura di vivere lontano. In Italia a cinquant’anni non trovo più lavoro». Nelle parole di Carlo si percepisce tutto il pudore e l’imbarazzo di presentarsi in quanto nullatenente. «Ci sono stati periodi della mia vita in cui guadagnavo sei milioni al mese e cambiavo auto ogni quattro anni. Oggi non ho niente e nessuno. Questi sono gli unici vestiti che ho».

Nino è emigrato dalla Giordania, da sei anni vive per strada, dopo essere stato costretto a cedere la sua attività alla moglie in fase di separazione. «Stasera andrò a dormire alla stazione di Ferrara. La stazione di Reggio è troppo fredda. Non c’è una sala d’aspetto allestita». continua a leggere …

Una spaghettata antimafie per il giornalista sotto protezione (articolo+intervista)

[articolo pubblicato sulla Gazzetta di Reggio il 5 Febbraio 2012]

Dal ventidue dicembre la vita di Giovanni Tizian, collaboratore del gruppo l’Espresso, è cambiata. Due giorni prima della vigilia di Natale, oltre alle consuete telefonate di auguri da parte di familiari ed amici, Tizian ha ricevuto una telefonata sicuramente meno desiderata. Dall’altro capo della linea c’era il procuratore capo di Modena Zincani che gli annunciava la decisione di assegnarli due uomini di scorta.

Ora, che tutto è diventato più difficile, per non farlo sentire solo e per esprimergli solidarietà, in tanti sono accorsi alla spaghettata antimafie organizzata dell’Anpi in collaborazione con “Libera. Associazioni nomi e numeri contro le mafie”, ieri all’oratorio Helder Camara di San Polo.

Friselle pugliesi, polenta fritta, erbazzone reggiano, spaghetti: prelibatezze del sud e del nord, prodotti quasi tutti provenienti dalle terre confiscate alla mafie, coltivate da aziende agricole sociali d’agricoltura biologica. «Consumare i prodotti dei terreni confiscati alle mafie è un segnale importantissimo», ha sottolineato Annalisa Duri del coordinamento di Libera Reggio. «Spesso le terre dei mafiosi una volta confiscate vengono abbandonate. Questa è una sconfitta per lo stato e così la gente può dire “meglio quando c’era il mafioso”. Acquistando i prodotti di queste terre si ridà speranza alla faccia pulita dell’Italia».

Dopo pranzo, Tizian ha parlato di “Gotica. ‘Ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea” edito da Round Robin. 300 pagine con fatti, nomi e cognomi. continua a leggere …

Incontro antimafia a Cavriago

Sabato 28 gennaio 2012 si è tenuta un incontro antimafia, con anche cena.

Sono intervenuti Enrico Bini, Presidente della Camera di Commercio di Reggio Emilia, l’On. Maino Marchi, membro della Commissione parlamentare Antimafia, rappresentanti dell’associazione culturale antimafia Cortocircuito e rappresentanti di Libera. L’evento si è tenuto al “Parco Pertini” di Cavriago (RE).

 

 

Incontro con il professore Giorgio Prodi che smentisce i luoghi comuni sulla Cina

Giorgio Prodi (a destra) intervistato da Elia Minari

[articolo pubblicato sulla Gazzetta di Reggio il 28 Gennaio 2012]

Sembrava lontana e si è avvicinata a passi da gigante. La Cina del XXI secolo sta scalando la classifica globale e quotidianamente fa acquisti nel mondo occidentale in crisi. Compra banche, aziende storiche in crisi e titoli di stato dei nostri paesi. Il professor Giorgio Prodi, docente e ricercatore di economia all’Università di Ferrara e membro dell’osservatorio Asia, ha cercato di spiegare i motivi di tale successo in un partecipato incontro dal titolo “Italia-Cina”, lunedì alla Gabella di via Roma a Reggio Emilia.

«Negli ultimi 30 anni la Cina ha accumulato risorse, esportando molto di più di quanto importasse», ha esordito Prodi. «Grazie anche ad un alto tasso di risparmio di famiglie ed imprese, può ora fare grandi investimenti in tutto il globo. La Cina fa acquisti dall’Australia all’Africa, dagli Stati Uniti all’Europa».

Giorgio Prodi, con grafici e dati alla mano, ha ripercorso in modo rigoroso le tappe fondamentali del successo cinese. Già dal nome “Cina”, che in lingua madre significa “paese di mezzo”, si può comprendere bene la concezione cinese del mondo: “noi siamo al centro del pianeta, gli altri si devono adeguare”. Infatti, ha spiegato Prodi, lo sviluppo economico è stato possibile anche grazie al nazionalismo, che oggi costituisce il fattore centrale della politica cinese. A differenza del comunismo, ormai rimasto solo sulla carta.

«Spesso l’economia cinese – ha proseguito il figlio dell’ex Presidente del Consiglio – nel nostro paese viene avvertita come una minaccia. La realtà però è diversa. Ad esempio, i cinesi hanno permesso a molto aziende italiane di continuare ad essere competitive. A differenza di quanto si crede, l’economia di Prato senza i cinesi sarebbe morta. Perché senza gli immigrati dagli occhi a mandorla, Prato non avrebbe retto la concorrenza del mercato globale».

L’articolo de “Il Giornale di Reggio” di Della Porta

«Affinché il nostro paese possa trarne notevoli vantaggi – ha continuato – occorre migliorare le relazioni economiche, ma anche quelle culturali. Possiamo vendere ai cinesi prodotti di alta qualità. Infatti oggi l’Italia esporta in Cina soprattutto prodotti della meccanica. Dobbiamo valorizzare questi settori e non demonizzarli come si è fatto negli ultimi anni. A dire il vero in Cina esportiamo anche rifiuti, in particolare quelli industriali».

Quando gli viene chiesto se in Cina si prevedono rivolte come nel nord Africa, Giorgio Prodi è dubbioso: «Non credo. Il governo di Pechino, anche grazie allo straordinario sviluppo economico, gode di grande consenso tra i suoi cittadini. Anche se in occasione delle ribellioni africane il governo di Pechino ha innalzato il livello di guardia e intensificato i controlli».

Ci lamentiamo del fatto che i cinesi producano falsi? «Dovremmo incominciare dal nostro paese. L’Italia è il secondo produttore mondiale di falsi». Un altro luogo comune: «Si protesta per la concorrenza sleale dei loro prodotti? I due terzi delle esportazioni cinesi – ha concluso il prof. Prodi – sono opera di aziende occidentali con filiali in Cina».

L’incontro, coordinato da Elia Minari dell’associazione “Cortocircuito”, fa parte degli eventi promossi da “Gabella” nell’ambito della scuola di etica “Giacomo Ulivi”.

[evento del 23 Gennaio 2012]

QUI un’altra foto della serata.

Il folto pubblico in Gabella per l’incontro con il prof. Giorgio Prodi

 

 

Che ve ne frega?

“Meditate che questo è stato:/vi comando queste parole./Scolpitele nel vostro cuore,/stando in casa andando per via,/coricandovi alzandovi;/ripetetele ai vostri figli./O vi si sfaccia la casa,/la malattia vi impedisca/i vostri nati torcano il viso da voi.”
(Primo Levi – Se questo è un uomo)

Quando vi fanno pensare alla Shoah, il 27 di gennaio, il Giorno della Memoria, pensate alle dita incancrenite per il freddo, rigide e scure, suppuranti, alle ginocchia spigolose ed infiammate, al bacino incavo tra le anche puntute sotto la pelle tesa, alle costole in vista;
pensate alla testa rapata; pensate alle orecchie rosse per il gelo;
pensate agli occhi privi di espressione e poi ditemi se parlo di un uomo o di una carcassa: ditemi se questo è un uomo!
Per qualcuno erano numeri tatuati e niente altro.

Che ve ne frega? Forse sì, tra voi c’è ancora qualcuno che li ritiene solo numeri, lontane ombre del passato delle quali può fare volentieri a meno, alle quali non vuole dedicare neanche cinque minuti dei suoi pensieri, neppure il 27 gennaio. Eppure io non so se sono tanto crudele da augurarvi cinque minuti di quel che passarono i deportati. Io ci penso spesso.

Se non lo avete ancora capito vorrei che pensaste, come persone, individui, uomini, perché i numeri non pensano, le masse non ragionano e controllare una cosa è più semplice che controllare tante menti; per i menefreghisti, state pur certi che troverete qualcuno che vi userà, ammesso che non stia già succedendo, perché la presunzione odierna è un’ottima armatura solo fin quando l’acqua non vi arriva alla gola ed allora affogherete. Altrettanto, assuefarsi al degrado ed accettarlo è un peso destinato a schiacciarvi, perciò pensate alle vittime dei nazifascisti ed a cosa simboleggiano.

Invito anche i giovani “fascistelli” ed i neo-nazisti a guardare in viso il feto morto, figlio dei loro eroi, perché si vergognino del loro feticismo per le uniformi, per il culto della violenza, per la mentalità retrograda, maschilista ed anti-democratica, per le quali portano avanti miti dei quali non comprendono neanche origini e crimini. E tali crimini basterebbero ad allontanarne una persona. continua a leggere …

27 Gennaio: l’indifferenza opera nella storia

 

Se non visualizzi il video clicca qui.

Abbiamo realizzato questo nuovo cortometraggio per il 27 Gennaio, Giornata della Memoria.

Abbiamo intervistato anche Giacomo Notari, ex Partigiano e Presidente dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) di Reggio Emilia e Giuseppe Napolitano, Vicepresidente dell’ANPI reggiano.

La Redazione del giornalino studentesco Cortocircuito

 

(20 Gennaio 2012)

5 azioni che ogni cittadino può fare contro le mafie

VEDI IL VIDEO DELLE 5 AZIONI

Nella contrasto e nella prevenzione alle mafie certamente le istituzioni possono fare molto, ma cosa può fare un semplice cittadino privo di responsabilità istituzionali o politiche? Cosa può fare colui che non è né magistrato, né poliziotto, né parlamentare? Colui che magari pensa con rassegnazione di essere “condannato” alla parte di spettatore o, nel migliore dei casi, alla parte di tifoso. Ci siamo sentiti porre questa domanda numerosissime volte, per questo abbiamo deciso di cercare di dare una risposta più chiara, attraverso cinque semplici azioni che ogni cittadino può attuare ogni giorno contro le mafie. Si tratta di semplici azioni nate da ciò che abbiamo imparato in questi anni, dalle nostre riflessioni, ma sono aperte anche alle vostre proposte e ai vostri suggerimenti.

 

Queste cinque azioni contro le mafie servono anche per smettere di lamentarsi soltanto, per smettere di delegare sempre agli altri. La magistratura e le forze dell’ordine svolgono un ruolo sicuramente indispensabile, ma non è sufficiente. Serve l’impegno di tutti noi, con piccoli gesti, che possono però creare seri problemi alle organizzazioni mafiose. Perché le mafie prosperano anche grazie ai nostri silenzi e alla nostra indifferenza.

A questo proposito, negli ultimi anni Falcone e Borsellino ci sono stati presentati troppo spesso come degli eroi-martiri solo da commemorare. Quest’immagine è fuorviante. Falcone e Borsellino non sono eroi, sono uomini che facevano il loro dovere, morti da uomini liberi. Chiamarli eroi si sposa con il distanziare il loro percorso con il nostro, si sposa con la deresponsabilizzazione del cittadino, si sposa con il delegare agli altri.

Per questi motivi, come associazione “Cortocircuito” (www.cortocircuito.re.it) e come gruppo “Giovani a Reggio Emilia contro le mafie”, dal 2009 abbiamo realizzato cortometraggi, video-inchieste, interviste e diverse iniziative antimafia, per cercare di sensibilizzare la cittadinanza sulla presenza delle mafie nella nostra città. E per invitare i nostri coetanei a uscire dall’indifferenza. 

Ecco le nostre 5 azioni:

– PRIMA AZIONE: INFORMARSI IN MODO CRITICO. È fondamentale informarsi ed informare, se non si conosce un fenomeno non si è in grado di fronteggiarlo e di contrastarlo adeguatamente.
Tuttavia si tratta di un compito non facilissimo. I media spesso sono condizionati da molteplici aspetti di convenienza editoriale e politica. Inoltre sono diversi i casi in cui la stampa tende a derubricare probabili fatti di mafia ad atti di vandalismo o a “fenomeni elettrici”. Per questo è fondamentale, oltre a informarsi di piùinformarsi da più fonti; solo in questo modo è possibile formarsi un’idea più veritiera possibile su un determinato fatto. Informandovi da più fonti riuscirete ad essere giornalisti di voi stessi.
Inoltre è importante non prendere nessuna fonte, dal servizio televisivo all’articolo di giornale, come oro colato, ma non considerare una verità assoluta neanche un video di “youtube”. Essere quindi curiosi, ma anche dubbiosi.

– SECONDA AZIONE: CONSUMARE IN MODO CRITICO. È possibile acquistare i prodotti delle terre confiscate alle mafie, gestite prevalentemente da cooperative sociali di agricoltura biologica, riunite a livello nazionale da “Libera Terra”. E’ un segnale importantissimo perché spesso le terre dei mafiosi una volta confiscate vengono abbandonate: questa è una sconfitta per lo Stato e così la gente può dire “meglio quando c’era il mafioso”.
Inoltre si possono acquistare i prodotti nei negozi che aderiscono ad “Addiopizzo”, anche al Nord. A Milano, secondo la Direzione Distrettuale Antimafia, oltre cinquemila commercianti pagherebbero il pizzo. Consumando in maniera critica è come se andassimo a votare ogni volta che facciamo la spesa.
È anche importante ricordare che ci vuole qualche cautela in più nel caso di ristoranti, pizzerie, imprese e negozi sorti improvvisamente con evidente impegno di consistenti capitali. Non sono pochi i casi in cui, anche nel nostro territorio, ci si è scontrati con luoghi coinvolti in azioni di riciclaggio di denaro mafioso.
Infine, anche se può sembrare scontato e anche se molte volte non è un fatto collegato alle mafie, bisogna sempre farsi fare lo scontrino, perché diversi commercianti “si dimenticano” di farlo.

– TERZA AZIONE: PARTECIPARE AL VOTO. Se non si sceglie si lascia che altri scelgano per noi. La mafia spesso offre i suoi pacchetti di voti alle elezioni: dalle comunali alle europee, per questo occorre partecipare al voto, incluso quello referendario. È importante cercare di scegliere i candidati “più puliti”, perché le mafie non sono né di destra né di sinistra, spesso puntano sul cavallo vincente. Indicare la preferenza è fondamentale, perché meno elettori usano il proprio voto di preferenza più facile sarà per pochi elettori vicini a un’organizzazione mafiosa fare entrare, ad esempio, in un consiglio comunale il proprio candidato.

– QUARTA AZIONE: NON ACCETTARE SCORCIATOIE. Per contrastare le mafie, bisognerebbe imparare a dire no alle tante scorciatoie che la vita offre ogni giorno, ai favori, alle raccomandazioni, preferendo “al puzzo del compromesso morale, il fresco profumo della libertà”, come auspicava il giudice Paolo Borsellino.

– QUINTA AZIONE: DENUNCIARE-PARTECIPARE. L’indifferenza è compromesso. Il silenzio degli onesti è il pericolo maggiore che ci sia per la democrazia. Noi crediamo che ogni cittadino possa fare la sua parte, anzi debba fare la sua parte, contro il radicamento mafioso nella nostra città. Perché come dice il secondo comma dell’articolo 4 della nostra bella Costituzione “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” Quindi l’indifferenza è incostituzionale!

Occorre uscire dal silenzio e prendere parola. Perché una libertà passiva non esiste, la libertà va esercitata ogni giorno, per lei occorre spendersi.

Inoltre chi lavora in istituti di credito, chi è notaio, chi è proprietario di immobili, aziende, imprese, ecc… può fare di più. Ci siamo spesso chiesti come si comportino questi cittadini quando si accorgono che il denaro trattato potrebbe essere frutto di reati di mafia. Vogliamo credere che sceglierebbero di perdere un cliente, un’occasione di lavoro, di vedere sfumare un affare, con la soddisfazione di aver dato un contributo al prevalere della società degli onesti su quella dei criminali. È sufficiente che siano indifferenti alla provenienza dei soldi perché il risultato sia esattamente l’opposto.

Adesso non abbiamo più scuse, non possiamo più dire “non lo sapevo”. Perché solo il coraggio degli onesti può riaccendere la speranza, capendo che con le mafie non può esserci futuro. Aspettiamo, con una mail, i vostri suggerimenti e le vostre proposte per migliorare insieme queste cinque azioni.

 

 

Associazione culturale antimafia “Cortocircuito” di Reggio Emilia.

(23 maggio 2013)

VEDI IL VIDEO DELLE 5 AZIONI

 

 

La legalità non è una limitazione della libertà, ma l’unica strada per raggiungere davvero la libertà”.
Nicola Gratteri e Antonio Nicaso

[Testi consigliati: “La convergenza” di Nando dalla Chiesa, “La giustizia è una cosa seria” di Antonio Nicaso e Nicola Gratteri, “Sulle regole” di Gherardo Colombo, “Nomi, cognomi e infami” di Giulio Cavalli, “Nel labirinto degli dei” di Antonio Ingroia].

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Vedi anche:

– Libera rilancia a livello nazionale le nostre 5 azioni contro le mafie

 

On the road

Continuano le nostre interviste sulla strada. Anche domenica scorsa (18 Dicembre 2011), armati di telecamera, taccuino e microfono siamo andati ad intervistare i cittadini impegnati nello shopping natalizio…. (clicca sulle foto per allargarle)

La Redazione di Cortocircuito

 

Video-inchiesta: il Parmigiano Reggiano grazie agli indiani

Se non visualizzi il video clicca qui.

L’intera filiera produttiva del Parmigiano Reggiano, simbolo di Reggio Emilia nel mondo, oggi è quasi esclusivamente nelle mani degli immigrati, in particolare indiani.
Siamo andati ad intervistare Graziano Salsi, Presidente della cooperativa CILA di Novellara, una delle più grandi aziende agricole di allevamento di bovini dell’Emilia Romagna e uno dei lavoratori indiani di questa cooperativa.

Il video mostra l’integrazione economica e culturale della comunità indiana che vive e lavora nella bassa reggiana. Un valido esempio è il tempio indiano Sikh di Novellara (RE), il più grande in Italia e il secondo in Europa.
Questo cortometraggio è stato realizzato in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia nell’ambito del progetto europeo SPARDA, che ci ha permesso di vedere la nostra città sotto un’altra prospettiva. L’inchiesta è stata realizzata da Mariangela Santucci, Chiara Cigarini ed Elia Minari.

La Redazione del giornalino studentesco Cortocircuito

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(15 Dicembre 2011)

4 nuovi video per la legalità, contro le mafie

Pubblichiamo quattro video che documentano alcune attività da noi recentemente realizzate:

Il primo video documenta alcuni estratti dell’incontro pubblico del 29 Novembre 2011 ad Albinea (RE) con Nicola GratteriProcuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, ed Antonio Nicasostudioso e scrittore, nonché uno dei massimi esperti di ‘ndrangheta a livello internazionale.
Nel video il Procuratore Gratteri spiega, portando il chiaro esempio di un supermercato della ‘ndrangheta, di come “le mafie non producano ricchezza e neppure lavoro“. Inoltre il Prof. Nicaso ci mette in guardia: “in Italia le mafie non le abbiamo mai combattute, perché non abbiamo mai voluto combatterle”, abbiamo combattuto solo la “macelleria criminale”, i poveracci, aggiungendo “chi ancora può credere che il capo della mafia sia Totò Rina o Bernardo Provenzano? .. se questi fossero stati i capi della mafia li avremmo già distrutti da tanto tempo”.
Inoltre chiariscono “i mafiosi quando sono venuti al nord sono entrati in certi ambiti perché qualcuno ha aperto loro la porta, perché qualcuno non ha saputo dire no ai soldi e ai voti delle mafie”.
L’incontro è stato introdotto da Elia Minari del Giornalino studentesco Cortocircuito e dei “Giovani a Reggio Emilia contro le mafie”. Noi continueremo a combattere le mafie prendendo parola e utilizzando lo strumento della cultura, unica pistola sfuggita dalle mani della mafia.

Il secondo video: brevi discorsi improvvisati di Nuccia Ciambrone ed Elia Minari per presentare le attività dei “Giovani a Reggio Emilia contro le mafie” e del Giornalino studentesco Cortocircuito, in occasione della serata “In-patto” del 5 Novembre 2011 in piazza Martiri del 7 Luglio a Reggio Emilia. Evento organizzato insieme al gruppo “Quanto Basta”.

Il terzo video è l’intervista -da noi realizzata- al magistrato Piercamillo Davigoex pm del pool “Mani Pulite” e uno dei massimi esperti di corruzione. Attualmente è Giudice alla Corte Suprema di Cassazione.

Infine, il quarto, è un video shock: dopo aver inaugurato la targa in memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ai Giardini di Reggio Emilia, ci si avvicina un ragazzo originario della Sicilia che ci dice “Provenzano faceva lavorare i giovani, faceva solo appalti.” Ma la realtà è molto diversa… Come ci ha spiegato più volte il Procuratore Antimafia di Reggio Calabria Gratteri, nella mafia -se si entra poveri- se ne esce morti o morti di fame. Inoltre la mafia quando ti dà un lavoro ti toglie tutto il resto: i diritti, e soprattutto la dignità.

Tutte le riprese sono state fatte da Federico Marcenaro del Giornalino studentesco Cortocircuito.

La Redazione di Cortocircuito

(11 Dicembre 2011)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Procuratore Gratteri e Nicaso e un’altra iniziativa

– Martedì 29 novembre 2011 Elia Minari, coordinatore dell’associazione culturale antimafia Cortocircuito, introdurrà e condurrà l’incontro pubblico con Nicola Gratteri, procuratore antimafia di Reggio Calabria e Antonio Nicaso, storico delle organizzazioni criminali. Alle ore 21 alla biblioteca di Albinea (RE).

– Sabato 3 dicembre 2011 alle 21 allo spazio giovani “La Centrale“, in via Gorizia a Reggio Emilia, con relatore Elia Minari.

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Alcune foto dell’incontro con Gratteri e Nicaso:

 

 

 

 

 

Incontro pubblico con il magistrato Antonio Ingroia

Giovedì 10 novembre 2011 Antonio Ingroia, procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, incontrerà gli studenti delle scuole superiori di Reggio Emilia al cinema Cristallo.

L’evento sarà introdotto della presidente della Provincia Sonia Masini, dell’assessore all’Istruzione Ilenia Malavasi, dal presidente del Consorzio Oscar Romero Mauro Ponzi e da Nuccia Ciambrone della redazione del giornalino studentesco Cortocircuito. Il procuratore antimafia sarà intervistato da Emanuele Cavallaro. Durante l’incontro saranno proiettati alcuni video di Cortocircuito.

L’iniziativa rientra nel progetto “Percorsi di cittadinanza e legalità”, promosso dal Consorzio con il patrocinio e il sostegno della Provincia di Reggio Emilia. Cura scientifica di Rosa Frammartino.

Invece QUI le foto di un successivo incontro con Antonio Ingroia.

 

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