«Sono un idraulico della democrazia». L’ex pm Gherardo Colombo al parco Cervi per una lectio magistralis

[articolo pubblicato sulla Gazzetta di Reggio il 5 Maggio 2012]

L’ex magistrato milanese Gherardo Colombo, famoso per le inchieste su Tangentopoli, Loggia P2 e delitto Ambrosoli, ha tenuto una lectio magistralis, al parco Cervi di Reggio Emilia, dal titolo “Sulle regole della democrazia”. L’incontro è stato coordinato da alcuni ragazzi del giornalino studentesco Cortocircuito.

Di regole e di democrazia Colombo ha parlato innanzitutto partendo dalla propria esperienza professionale: «Dopo 33 anni di magistratura e a 15 anni di distanza da Tangentopoli, ho deciso di dimettermi. Mi sono accorto che per quante sentenze emettessi e per quanti sforzi facessi, la giustizia continuava a non funzionare bene. Allora, come l’idraulico che cerca di aggiustare il tubo che perde, ho cercato il rubinetto centrale, la causa del problema. E l’ho trovata nella la relazione tra noi cittadini e le regole. Così ho iniziato a dedicarmi a tempo pieno a ciò che prima facevo solo nel tempo libero, cioè incontrare gli studenti e la cittadinanza. Ogni anno partecipo a centinaia di incontri nelle scuole e con i giovani».

……………………

Secondo Colombo la giustizia non può funzionare se il rapporto tra i cittadini e le regole è malato, sofferto e segnato  dall’incomunicabilità: «Quale rapporto abbiamo noi cittadini con le regole?» ha chiesto Colombo al pubblico. E ancora: «Non rispettiamo le regole perché pensiamo spesso alla comodità del momento? Forse ci indigniamo quando gli altri non le rispettano, ma cerchiamo tutte le scuse immaginabili quando siamo noi a disattenderle? Invece in un sistema che funziona correttamente la trasgressione della regola, prima della punizione, dovrebbe portare al mancato conseguimento dello scopo, del risultato che si sarebbe ottenuto osservandola».

Tra le associazioni che hanno promosso la serata anche “Giovani a Reggio Emilia contro le mafie” e i ragazzi del giornalino studentesco “Cortocircuito”, che nel dialogare con l’ex magistrato hanno sostenuto alcune semplici azioni che ogni cittadino può fare nella sua quotidianità contro le mafie: “Acquistare i prodotti delle terre confiscate alle mafie, non accettare scorciatoie, informarsi da più fonti, denunciare ciò che si vede, indicare la preferenza quando si vota. La democrazia implica che ciascuno di noi assuma un ruolo consapevole ed attivo, non si accontenti solo di delegare”.

Colombo ha concluso il suo intervento parlando della paura della libertà: «Spesso preferiamo essere comandati da altri per non avere responsabilità, siamo noi stessi a toglierci la libertà. Ma che differenza c’è tra un soggetto libero e uno che non lo è? Il cittadino libero può scegliere. È ovvio che per scegliere bisogna essere ben informati».

[evento del 3 Maggio 2012]

25 Aprile a Casa Cervi con i giornalisti Mineo e Mazzetti

Il 25 Aprile 2012 a Casa Cervi a Gattatico (RE), dove vissero i sette fratelli Cervi partigiani della Resistenza, i “Giovani a Reggio Emilia contro le mafie” e la redazione del giornalino studentesco Cortocircuito hanno fatto un intervento nella tarda mattinata. Per non dimenticare la Resistenza e la nostra Costituzione.

Nella foto, alla nostra destra: Corradino Mineo, direttore di Rai News 24 e Loris Mazzetti, autore dei programmi di Fabio Fazio, Roberto Saviano ed Enzo Biagi.

 

Centro storico in festa

La Redazione del giornalino studentesco Cortocircuito, insieme ai “Giovani a Reggio Emilia contro le mafie” e all’associazione antimafia Libera, parteciperà in modo indipendente all’iniziativa “Centro storico in festa” organizzata dal circolo del Pd Renzo Bonazzi.

Per mantenere la nostra INDIPENDENZA politica (che da sempre ci contraddistingue) abbiamo richiesto che lo sfondo dello spazio, al momento dell’iniziativa, sia privo di bandiere e loghi di partito.

Sabato 28 Aprile 2012:

– ore 20.30, proiezione e presentazione delle inchieste sulle mafie del giornalino studentesco Cortocircuito.

– ore 21.30, Concerto dei DeSamistade, tributo a Fabrizio de Andrè, intervallato dagli interventi di “Giovani a Reggio Emilia contro le mafie”, giornalino studentesco Cortocircuito e Libera.

La Redazione di Cortocircuito

…………………………

Vedi anche:

– Posso entrare? Video-inchiesta sulle discoteche reggiane
– Costi ad alta velocità. Video-inchiesta sul progetto TAV di Reggio Emilia

Imbrattato il monumento a Falcone e Borsellino

[articolo pubblicato dalla Gazzetta di Reggio il 15 Aprile 2012]

Poco importa quale sia stata la matrice, ma resta lo sfregio. La targa eretta nel parco del Popolo alla memoria di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e alle vittime della mafia, è stata imbrattata con una bomboletta di vernice bianca, probabilmente nella notte fra giovedì e venerdì. Resta da chiarire se si sia trattato del gesto di sprovveduti writers o consapevoli vandali, ma lo sdegno in città non ha tardato a manifestarsi.

Fra i primi a palesare il proprio dissenso è stato il gruppo “Giovani a Reggio Emilia contro le mafie”, che assieme al giornalino studentesco “Cortocircuito” inaugurò il monumenti ai due magistrati. «Già durante l’inaugurazione della targa – fa sapere il gruppo – si era avvicinato un signore che diceva “Provenzano dava da lavorare i giovani”. Ovviamente non sappiamo se si tratti di un semplice atto vandalico o di un atto intimidatorio, però nella nostra città sono stati imbrattati due simboli antimafia come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. In questi ultimi anni noi giovani abbiamo realizzato numerosi cortometraggi, articoli, interviste ed eventi per sensibilizzare la cittadinanza verso i temi delle mafie. Non ci fermeremo».

Ne parla anche Il Giornale di Reggio

A manifestare piena solidarietà ai ragazzi dei “Giovani contro le mafie” c’è stata anche l’associazione antimafia “Libera”: «Che sia fatto con consapevolezza o con superficialità e ignoranza, ci rattrista molto, questo gesto di violenza verso la memoria del nostro paese, verso le vittime di mafia ma soprattutto verso l’impegno dei giovani di Reggio Emilia, che spendono il loro tempo e le loro idee per quello in cui credono, come voi. Il valore del vostro impegno e della vostra partecipazione è importantissimo. È su questo valore che si fonda la nostra città. Di certo c’è che, se come dice Gaber, “la libertà è partecipazione”, voi siete e sarete sempre liberi. A quelli che hanno imbrattato la targa di Falcone e Borsellino, resta poco. Tutta la nostra vicinanza».

La notizia si è presto diffusa anche sui social network, indignando anche il popolo di Facebook: «Mi auguro solo che questo sia solo un gesto idiota di qualche perditempo e che non ci sia dietro un gesto premeditato verso due simboli dell’Italia più vera e più giusta», scrive Francesco Sbarlo. «Mi fa schifo e adesso dovremo arrivare in fondo a questa storia, denunciando e ripudiando il fatto il più possibile», commenta Francesco Chiriatti». Intanto gli ideatori del monumento si stanno già muovendo per riparare il danno: «Così si renderà nuovamente onore alla memoria dei nostri due eroi», dice Gabriele Manici di Cortocircuito.

…………………………

Nei commenti pubblichiamo anche i messaggi ricevuti da Anpi, Sel, Assessorato all’Istruzione e da alcuni cittadini.

QUI le foto dell’inaugurazione il 21 maggio 2011

«Lotto per combattere la mafia»

[articolo pubblicato sulla Gazzetta di Reggio il 22 Marzo 2012]

QUI i dettagli sull’iniziativa e le foto dell’incontro.

Ieri sera nell’aula magna dell’ateneo si è tenuta la tavola rotonda sulle mafie della rassegna della legalità. Graziano Delrio ha intrattenuto una libera chiacchierata con Carolina Girasole, sindaco di Isola Capo Rizzuto. Ad affiancare i due sindaci c’erano Elia Minari e Nuccia Ciambrone, entrambi dell’associazione antimafia Cortocircuito.

Il dialogo con i sindaci è stato serrato. continua a leggere …

Incontro con i sindaci Delrio e Girasole

Incontro con Carolina Girasole, sindaco di Isola Capo Rizzuto (provincia di Crotone) e con Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia e presidente nazionale ANCI, insieme a Elia Minari e Nuccia Ciambrone dell’associazione antimafia Cortocircuito.

L’evento si è tenuto il 21 marzo 2012 all’aula magna dell’Università di Reggio Emilia.

(cliccare sulle foto per allargarle)

 

 

 

 

Incontro con Notari, un partigiano che ha fatto la storia

Giacomo Notari, ex partigiano e presidente dell’ANPI di Reggio Emilia, ha presentato il suo libro “Hai un cuore forte, puoi correre”. L’autore è stato intervistato da Elia Minari della redazione del giornalino studentesco Cortocircuito.

L’incontro si è tenuto venerdì 16 marzo 2012 nella storica sala del Planisfero della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia ed è stato aperto da Antonio Zambonelli, direttore del “Notiziario ANPI”. All’inizio dell’evento è stato proiettato il cortometraggio “Ripercorrendo i sentieri partigiani”.

L’ANPI, ovvero Associazione Nazionale Partigiani Italiani,  è una delle poche organizzazioni che attraverso progetti ed eventi cerca di tenere viva la memoria storica, contro un revisionismo che negli ultimi anni si è fatto sempre più forte e contro il sorgere di gruppi neofascisti spesso composti da giovanissimi.

[Cliccare sulle foto per allargarle]

 

Selezione nei locali, polemiche online. La video-inchiesta di un gruppo di ragazzi fa discutere e provoca una valanga di reazioni

[articolo pubblicato su Il Giornale di Reggio il 10 Marzo 2012]

Il sasso nello stagno lo hanno lanciato i ragazzi di Cortocircuito, giornalino-blog studentesco di Reggio. Un giovane di 21 anni originario della Costa d’Avorio ha denunciato un presunto caso di razzismo all’ingresso di una discoteca lo scorso fine gennaio. I ragazzi, raccolta la segnalazione, si sono messi al lavoro per verificarla e hanno realizzato una video-inchiesta sulle discoteche per fare luce sul fenomeno delle selezioni all’ingresso.

Il risultato è un video, ben fatto tecnicamente, che ha subito suscitato commenti e reazioni sul web, con tanti altri ragazzi che sulla pagina Facebook del giornalino hanno parlato di altri casi di selezione a loro avviso ingiustificata.

Ma partiamo dei casi raccolti dai ragazzi di Cortocircuito (www.cortocircuito.re.it). Basile Yabre, di 21 anni, racconta di essersi presentato all’ingresso di un noto locale dopo una fila di un’ora e mezza. Era insieme a due amici ed era in lista. Al momento di entrare un buttafuori gli dice: «Tu non puoi entrare». Il giovane africano resta perplesso, «non mi era mai capitato» e risponde: «Perché non posso entrare?». Risposta: «Perché oggi la gente come te non può entrare». Sempre più stupito il giovane chiede: «Perché? Come sono?». A quel punto il buttafuori, ormai spazientito, taglia corto: «O ragazzo, ti ho detto che non puoi entrare. Io qua sto lavorando». Questa la ricostruzione fatta dal giovane nella video-inchiesta. Basile aggiunge che aveva una camicia e una giacca: pertanto la sua opinione e che la selezione sia stata fatta per motivi razziali.

Contattati via mail gli organizzatori della serata negano l’accusa di razzismo e fanno notare che la sera dell’evento altri ragazzi di colore erano entrati. Quindi, caso chiuso? A questo punto i ragazzi “impertinenti” di Cortocircuito sono andati a spulciare sulla bacheca dell’art director della serata e di un ragazzo dello staff e hanno trovato commenti di questo genere (poi rimossi dalle bacheche): “Stanziati 230 milioni di euro per sti maledetti PROFUGHI DI MERDA. Italia così non si va da nessuna parte”. E ancora: “L’Italia agli italiani, basta extracomunitari”.

Un pr di una discoteca ha spiegato via mail quale potrebbe essere stata la causa dell’esclusione dell’africano: alcuni locali applicherebbero una sorta di “quota” per gli stranieri, superata la quale non verrebbero più fatti entrare. continua a leggere …

Il Giornale di Reggio: Giovani che hanno raccolto la sfida dell’informazione. Dal futuro del Parmigiano alla lotta alla mafia: un impegno da veri cronisti

[articolo pubblicato su Il Giornale di Reggio il 10 Marzo 2012]

«Cortocircuito è un giornalino-blog studentesco indipendente di Reggio Emilia. Nasce nel giugno 2009 dall’impegno di alcuni studenti delle scuole superiori con l’intento di fare informazione dal basso». Così si descrivono i ragazzi nella homepage del loro sito.

«L’obiettivo principale è essere un luogo di scambio di opinioni e di idee tra tutti gli studenti: dai licei ai professionali. Infatti, fin dall’inizio i lettori sono stati invitati ad esprimere le loro opinioni commentando gli articoli che vengono periodicamente pubblicati sul sito internet www.cortocircuito.re.it. Già dai primi mesi hanno partecipato al giornalino ragazzi di ben 12 scuole superiori di Reggio Emilia e provincia.

Dopo pochi mesi di vita, all’originario giornale cartaceo, si è aggiunta la versione online, un sito-blog interattivo dove si possono leggere tutti gli articoli e conoscere i progetti. Nell’estate 2010 Cortocircuito è diventato anche una web-tv: si realizzano cortometraggi, interviste, videomessaggi e anche un collegamento tv a livello nazionale». Recentemente i ragazzi di Cortocircuito si sono occupati del futuro del Parmigiano-Reggiano, dei senzatetto, dei pregiudizi sugli immigrati e si occupano spesso dei temi della legalità e della mafia.

Jacopo Della Porta

Il Carlino: «Io, escluso dal locale per motivi razziali»

[articolo pubblicato sul Resto del Carlino il 2 Marzo 2012]

I locali reggiani applicano criteri di selezione arbitrari nel fare entrare o escludere i ragazzi alle serate di disco? E i ragazzi neri ne sono forse penalizzati?

Sono le domande poste dai ragazzi della redazione del giornalino studentesco Cortocircuito, gruppo di studenti impegnati in attività di promozione della legalità, i quali hanno diffuso sul web un video, contente la testimonianza di un ragazzo ivoriano, al quale è stato negato l’accesso a un locale reggiano di cui non viene fatto il nome.

Un’ora e mezza di attesa, un abbigliamento adeguato, eppure le porte restano chiuse, e il buttafuori si dimostra sprezzante.

«La nostra inchiesta è partita -spiega Elia Minari, uno degli autori del video- poiché da tempo riceviamo segnalazioni di questo tipo, anche da ragazzi reggiani, i quali ci dicono che l’accesso alle discoteche è tutt’altro che facile: allora è lecito chiedersi quali siano i parametri secondo i quali si entra oppure no e se la discriminazione razziale abbia un peso».

Abbiamo girato la domanda a uno dei soci del circolo al centro dell’articolo, che, comunque -va specificato- non essendo un esercizio pubblico può comunque decidere in autonomia la selezione degli ingressi.

Il vicepresidente precisa : «da noi entrano tutti, nel nostro locale vi sono tantissimi ragazzi extracomunitari che collaborano con noi, dal barista al parcheggiatore, nessuno è razzista. I buttafuori, i quali fanno parte di un’agenzia specializzata, non si ricordano di questo evento, né di segnalazioni particolari da parte di gente esclusa. Al contrario, stiamo per diventare discoteca, scegliendo di pagare più tasse, e questa vicenda ci danneggia nell’immagine. continua a leggere …

ReggioNelWeb: Razzismo nei locali reggiani?

[articolo pubblicato su ReggioNelWeb il 3 Marzo 2012]

E’ accaduto nella Reggio Emilia democratica, la Reggio multiculturale, quella dell’ “Italia sono anch’io”, campagna che promuove la legge popolare per il diritto di voto e di cittadinanza ai cittadini immigrati, la Reggio che nella parole e nei proclami considera ogni persona uguale all’altra. Ma non sempre tutto corrisponde alla realtà.

Prima che si facesse appello al rispetto della legge italiana, a Reggio Emilia qualche anno fa c’erano della classi elementari “ghetto”, con una presenza massiccia di bambini immigrati. Poi le istituzioni e la politica trovarono rimedio alla situazione.

Oggi accade che in alcuni locali serali, in alcune discoteche, vengano escluse persone sulla base di… non si comprendono ancora bene i criteri, se per l’abbigliamento, la maglietta non firmata, perché il buttafuori si è svegliato male, o per il colore della pelle di chi sta entrando per divertirsi.

Certo è che non deve essere piacevole uscire alla sera con gli amici di sempre, vestito come loro, inserito nella loro stessa lista, e quando stai per varcare la porta del fatidico locale alla moda sentirti dire dal buttafuori: “Tu non puoi entrare”. continua a leggere …

Reggionline: «Io, lasciato fuori dalla discoteca perché sono nero»

[articolo pubblicato su Reggionline il 29 Febbraio 2012]

 

 

La redazione di “Cortocircuito”, un giornalino-blog studentesco autogestito di Reggio Emilia che realizza anche una web tv con cortometraggi, interviste, videomessaggi, ci ha inviato questa bella inchiesta sul mondo delle discoteche a Reggio Emilia. Reggionline ha il piacere di proporvela e ringrazia i ragazzi di “Cortocircuito” per il lavoro svolto.

«Quelli come te oggi non entrano». Comincia all’ingresso di una nota discoteca di Reggio Emilia la storia di discriminazione razziale denunciata dai ragazzi del giornalino studentesco “Cortocircuito”. A raccontarla è un ragazzo di 21 anni originario della Costa d’Avorio che sarebbe stato lasciato fuori dal locale dal buttafuori perché di colore.

Il web-magazine 7per24

Scrivono dalla redazione di “Cortocircuito”: «Una brutta vicenda che trova conferma anche nei post su Facebook degli organizzatori della serata: frasi ingiuriose nei confronti degli extracomunitari, insulti e appelli all’intolleranza». I gestori hanno negato ogni accusa e hanno minacciato di ricorrere alle vie legali.

Ma dalle testimonianze raccolte da “Cortocircuito” pare che il caso del giovane ivoriano non sia isolato: la discoteca infatti applicherebbe una sorta di “quota” per gli stranieri: oltre un certo numero scatta la selezione “razziale”. L’inchiesta va oltre e mette in luce un altro aspetto che a quanto pare è piuttosto diffuso: lo sfruttamento del lavoro nero”.

………………………….

 

QUI il video e gli altri articoli sulla stessa vicenda

Posso entrare? Video-inchiesta sulle discoteche reggiane

 

Se non visualizzi il video clicca qui.

Qualche giorno fa, quando ancora non avevamo pubblicato questa piccola video-inchiesta sulle discoteche di Reggio Emilia, il proprietario di un noto locale ci ha scritto “Ho informato il nostro studio di avvocati, è un danno di immagine…”. Il giorno prima, lo stesso proprietario di una discoteca reggiana, ci aveva anche scritto: “Ognuno risponde delle proprie parole“. E poi ha aggiunto: “Valuteremo tutto quello che verrà detto e scritto su questo argomento e agiremo di conseguenza nelle sedi opportune“.

Cliccare su play per vedere il nostro cortometraggio.

Inchiesta della redazione del giornalino studentesco Cortocircuito. Realizzata da Elia Minari (coordinamento), Riccardo Pelli (voce narrante), Federico Marcenaro (riprese), Nuccia Ciambrone, Letizia Cocconi, Matteo Davoli, Andrea Franzoni, Marco Pisi, Francesco Garuti, Silvia Cristofori e Francesco Chiriatti.

La rassegna stampa sull’inchiesta:

– Il Giornale di Reggio: selezione nei locali, polemiche online. La video-inchiesta di un gruppo di ragazzi fa discutere e provoca una valanga di reazioni
– Il Resto del Carlino: «Io, escluso dal locale per motivi razziali»
– Reggionline: «Io, lasciato fuori dalla discoteca perché sono nero» (+ 7per24)
– ReggioNelWeb: Razzismo nei locali reggiani?

…………………………

Vedi anche:

– Noborder, senza confini: il nostro cortometraggio sull’immigrazione (partendo dai luoghi comuni)

(29 Febbraio 2012)

“Vittoria Giunti, la partigiana che combatteva la mafia” incontro con il giornalista Gaetano Alessi

Gaetano Alessi (a destra) intervistato da Elia Minari

[articolo pubblicato sulla Gazzetta di Reggio il 29 Febbraio 2012]

«Non voleva che ci parlassimo, ma che ci capissimo. Era gentile, intelligente, indipendente, rivoluzionaria. Vittoria Giunti è rimasta partigiana sempre, nel cuore e nello spirito, col germe del dubbio, con la voglia di contaminarsi e confrontarsi anche con chi d’anni ne aveva vissuti molti meno di lei».

Quando Gaetano Alessi incontra Vittoria Giunti per la prima volta lui è un ventenne con la sete di giustizia, lei un’anziana signora che ha fatto la storia. Oggi, a distanza di sei anni dalla scomparsa della donna che gli ha cambiato la vita, Alessi continua a portare in giro per l’Italia la testimonianza del loro incontro, racchiusa nel libro “Le eredità di Vittoria Giunti”. Così è avvenuto sabato (25 Febbraio 2012, ndr) alla biblioteca “Salvemini” di Scandiano (RE), alla presenza dell’assessore alla cultura Giulia Iotti e intervistato da Elia Minari del giornalino studentesco Cortocircuito.

«Questo lavoro nasce come atto d’amore. Niente di più. Nessuna pretesa di saggio storico o d’opera letteraria. Ma la ferma volontà di preservare e trasmettere la normalità di una storia straordinaria». Quando Vittoria Giunti arriva per la prima volta a Raffadali (Agrigento) è appena finita la seconda guerra mondiale. Borghese e fiorentina per nascita, moglie del partigiano siciliano Salvatore Di Benedetto, laureata in matematica e fisica «batte contro i confini del mondo, al di là dell’ignoto».

Piomba nella realtà desolata di una Sicilia feudale e arida in cui le «donne dal mantello nero pretendevano pane, lavoro per i loro uomini, scuole per i loro ragazzi» agli sgoccioli della guerra. Diventa nel 1956 il primo sindaco donna in Sicilia, a Santa Elisabetta, e la terza in Italia. Prima partigiana, poi dirigente del Pci, poi ancora componente durante la Costituente di diverse commissioni nazionali tra cui quella per il voto alle donne, Vittoria Giunti ha speso la sua vita nella lotta per la giustizia e per la libertà.

Valentina Barbieri

Il futuro del Parmigiano Reggiano è in mano ai Sikh

[articolo pubblicato sulla Gazzetta di Reggio il 25 Febbraio 2012]

«Se non ci fossero gli indiani le attività di produzione del Parmigiano Reggiano sarebbero andate un po’ in crisi». Ad ammetterlo è Graziano Salsi, presidente della cooperativa CILA di Novellara. La sua è una delle più grandi aziende agricole di allevamento di bovini dell’Emilia Romagna, ogni giorno produce 350 quintali di latte. Quasi tutti i lavoratori delle sue stalle sono stranieri. La maggior parte provengono dall’India, ma ci sono anche tunisini, pakistani, macedoni e marocchini.

Sveglia prima dell’alba: alle quattro del mattino iniziano i lavori per la prima mungitura, poi si puliscono le stalle. Nel primo pomeriggio si procede già con la seconda mungitura. Un lavoro duro e dettato da tempi inflessibili, domeniche e giorni festivi non esistono. Così è scandita la giornata dei lavoratori della comunità indiana dei Sikh. Sono una minoranza religiosa monoteista e provengono dalla regione indiana del Punjab, la terra dei cinque fiumi, per certi aspetti simile alla pianura padana. Le stesse distese lunghe e fertili, con le montagne sullo sfondo. E poi l’etica di due popoli infaticabili.

(QUI IL CORTOMETRAGGIO)

Hanno cominciato ad arrivare a Novellara nei primi anni ’90. Lavorando duramente, si sono conquistati la fiducia della comunità che li ha accolti in modo positivo. Fin dall’inizio hanno trovato lavoro soprattutto nelle stalle, nei caseifici e nei campi. Ma ora, dopo aver fatto figli e contratto un mutuo per comprarsi casa, alcuni di loro hanno deciso di aprire un’azienda agricola in proprio. Da dipendenti a padroni. Spesso danno da lavorare ai loro connazionali appena arrivati. Invece la seconda generazione, figlia dei primi immigrati, ha studiato nelle nostre scuole e giustamente preferisce fare lavori meno duri.

I Sikh a Novellara sono un esempio di integrazione perfettamente riuscita. Appena fuori dal paese hanno edificato anche il tempio “Gurdwara”, uno dei più grandi d’Europa. «Abbiamo comprato la terra e ogni indiano ci ha messo una parte dei suoi risparmi», ci riferisce orgoglioso Avtar Singh, che da oltre 20 anni lavora nelle stalle reggiane. Singh però ammette che il lavoro nelle stalle è molto duro e i malanni quotidiani sono tanti. «Non si può fare questo lavoro fino a 70 anni. Altrimenti uno muore prima della pensione», continua a leggere …

«E’ vero, tanto è cambiato ma i tabù sono gli stessi»

[articolo pubblicato sulla Gazzetta di Reggio il 22 Febbraio 2012]

«Mi sono accorto di essere omosessuale verso i dodici anni, in seconda media. Durante l’ora di educazione fisica guardavo le gambe dei miei compagni, di quelli più belli, naturalmente. L’ho capito di colpo, con chiarezza: mi piacciono i ragazzi». Un incipit che compie vent’anni e fa ancora scalpore.

In occasione del ventunesimo anniversario dalla pubblicazione, “Ragazzi che amano ragazzidi Piergiorgio Paterlini uscirà in tredicesima ristampa per Feltrinelli. Ancora uno dei pochi libri che in Italia e in Europa rappresenta e racconta l’infanzia e l’adolescenza dei ragazzi omosessuali. Attraverso le “confessioni” degli adolescenti stessi.

Nella nuova edizione le dodici storie originali saranno introdotte da due testi scritti appositamente dall’autore per questa edizione speciale, due testi che tentano di riassumere e assimilare le evoluzioni politiche e sociologiche degli ultimi due decenni. Cercando di raccontare soprattutto la storia del rapporto fra questo libro e i suoi lettori, tra l’avvento della tecnologia e la radicata autorità dei tabù.

– Nel 1991 come è nato “Ragazzi che amano ragazzi”?

«Ho pensato di scrivere il libro che avrei voluto trovare in libreria, ma non esisteva ancora. A quel tempo se si parlava di adolescenti li si supponeva tutti eterosessuali, continua a leggere …

Viaggio nell’inferno di chi non ha nulla

[articolo pubblicato sulla Gazzetta di Reggio il 7 Febbraio 2012]

Negli occhi dei senza tetto si nasconde il freddo più intenso. Emergono storie difficili a credere. La Caritas di via Adua alle cinque di domenica pomeriggio s’affolla. La fila davanti ad un pasto caldo unisce tanti volti e tante vite. Extracomunitari, padri di famiglia, vedove, bambini, anziani, uomini soli, disoccupati.

Carlo Stefani è un cinquantenne emiliano. Ha perso il suo lavoro fisso come camionista l’estate scorsa, si nutre quotidianamente in mensa. «Ho sempre vissuto dignitosamente, non avrei mai pensato di ridurmi così», confessa amareggiato. L’attuale crisi economica ha stroncato il suo presente. La causa di divorzio dalla sua seconda moglie lo ha privato degli ultimi risparmi. Sebbene tutte le patenti di guida conseguite e gli anni d’esperienza in Italia e all’estero, è costretto a vivere nella sua Ford Focus, senza un impiego. «Se mi chiamassero a lavorare a Dubai domani, andrei. Non ho paura di vivere lontano. In Italia a cinquant’anni non trovo più lavoro». Nelle parole di Carlo si percepisce tutto il pudore e l’imbarazzo di presentarsi in quanto nullatenente. «Ci sono stati periodi della mia vita in cui guadagnavo sei milioni al mese e cambiavo auto ogni quattro anni. Oggi non ho niente e nessuno. Questi sono gli unici vestiti che ho».

Nino è emigrato dalla Giordania, da sei anni vive per strada, dopo essere stato costretto a cedere la sua attività alla moglie in fase di separazione. «Stasera andrò a dormire alla stazione di Ferrara. La stazione di Reggio è troppo fredda. Non c’è una sala d’aspetto allestita». continua a leggere …

Una spaghettata antimafie per il giornalista sotto protezione (articolo+intervista)

[articolo pubblicato sulla Gazzetta di Reggio il 5 Febbraio 2012]

Dal ventidue dicembre la vita di Giovanni Tizian, collaboratore del gruppo l’Espresso, è cambiata. Due giorni prima della vigilia di Natale, oltre alle consuete telefonate di auguri da parte di familiari ed amici, Tizian ha ricevuto una telefonata sicuramente meno desiderata. Dall’altro capo della linea c’era il procuratore capo di Modena Zincani che gli annunciava la decisione di assegnarli due uomini di scorta.

Ora, che tutto è diventato più difficile, per non farlo sentire solo e per esprimergli solidarietà, in tanti sono accorsi alla spaghettata antimafie organizzata dell’Anpi in collaborazione con “Libera. Associazioni nomi e numeri contro le mafie”, ieri all’oratorio Helder Camara di San Polo.

Friselle pugliesi, polenta fritta, erbazzone reggiano, spaghetti: prelibatezze del sud e del nord, prodotti quasi tutti provenienti dalle terre confiscate alla mafie, coltivate da aziende agricole sociali d’agricoltura biologica. «Consumare i prodotti dei terreni confiscati alle mafie è un segnale importantissimo», ha sottolineato Annalisa Duri del coordinamento di Libera Reggio. «Spesso le terre dei mafiosi una volta confiscate vengono abbandonate. Questa è una sconfitta per lo stato e così la gente può dire “meglio quando c’era il mafioso”. Acquistando i prodotti di queste terre si ridà speranza alla faccia pulita dell’Italia».

Dopo pranzo, Tizian ha parlato di “Gotica. ‘Ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea” edito da Round Robin. 300 pagine con fatti, nomi e cognomi. continua a leggere …

Cena-incontro antimafia di Libera a Cavriago

Sabato 28 gennaio 2012 si è tenuta una cena-incontro antimafia di Libera, associazione nazionale che da anni si occupa di ridare vita ai terreni confiscati alla mafie.

Sono intervenuti Enrico Bini, Presidente della Camera di Commercio di Reggio Emilia, l’On. Maino Marchi, membro della Commissione Antimafia della Camera, rappresentanti di Libera e del giornalino Cortocircuito. L’evento si è tenuto al “Parco Pertini” di Cavriago (RE).

 

 

Incontro con il professore Giorgio Prodi che smentisce i luoghi comuni sulla Cina

Giorgio Prodi (a destra) intervistato da Elia Minari

[articolo pubblicato sulla Gazzetta di Reggio il 28 Gennaio 2012]

Sembrava lontana e si è avvicinata a passi da gigante. La Cina del XXI secolo sta scalando la classifica globale e quotidianamente fa acquisti nel mondo occidentale in crisi. Compra banche, aziende storiche in crisi e titoli di stato dei nostri paesi. Il professor Giorgio Prodi, docente e ricercatore di economia all’Università di Ferrara e membro dell’osservatorio Asia, ha cercato di spiegare i motivi di tale successo in un partecipato incontro dal titolo “Italia-Cina”, lunedì alla Gabella di via Roma a Reggio Emilia.

«Negli ultimi 30 anni la Cina ha accumulato risorse, esportando molto di più di quanto importasse», ha esordito Prodi. «Grazie anche ad un alto tasso di risparmio di famiglie ed imprese, può ora fare grandi investimenti in tutto il globo. La Cina fa acquisti dall’Australia all’Africa, dagli Stati Uniti all’Europa».

Giorgio Prodi, con grafici e dati alla mano, ha ripercorso in modo rigoroso le tappe fondamentali del successo cinese. Già dal nome “Cina”, che in lingua madre significa “paese di mezzo”, si può comprendere bene la concezione cinese del mondo: “noi siamo al centro del pianeta, gli altri si devono adeguare”. Infatti, ha spiegato Prodi, lo sviluppo economico è stato possibile anche grazie al nazionalismo, che oggi costituisce il fattore centrale della politica cinese. A differenza del comunismo, ormai rimasto solo sulla carta.

«Spesso l’economia cinese – ha proseguito il figlio dell’ex Presidente del Consiglio – nel nostro paese viene avvertita come una minaccia. La realtà però è diversa. Ad esempio, i cinesi hanno permesso a molto aziende italiane di continuare ad essere competitive. A differenza di quanto si crede, l’economia di Prato senza i cinesi sarebbe morta. Perché senza gli immigrati dagli occhi a mandorla, Prato non avrebbe retto la concorrenza del mercato globale».

L’articolo de “Il Giornale di Reggio” di Della Porta

«Affinché il nostro paese possa trarne notevoli vantaggi – ha continuato – occorre migliorare le relazioni economiche, ma anche quelle culturali. Possiamo vendere ai cinesi prodotti di alta qualità. Infatti oggi l’Italia esporta in Cina soprattutto prodotti della meccanica. Dobbiamo valorizzare questi settori e non demonizzarli come si è fatto negli ultimi anni. A dire il vero in Cina esportiamo anche rifiuti, in particolare quelli industriali».

Quando gli viene chiesto se in Cina si prevedono rivolte come nel nord Africa, Giorgio Prodi è dubbioso: «Non credo. Il governo di Pechino, anche grazie allo straordinario sviluppo economico, gode di grande consenso tra i suoi cittadini. Anche se in occasione delle ribellioni africane il governo di Pechino ha innalzato il livello di guardia e intensificato i controlli».

Ci lamentiamo del fatto che i cinesi producano falsi? «Dovremmo incominciare dal nostro paese. L’Italia è il secondo produttore mondiale di falsi». Un altro luogo comune: «Si protesta per la concorrenza sleale dei loro prodotti? I due terzi delle esportazioni cinesi – ha concluso il prof. Prodi – sono opera di aziende occidentali con filiali in Cina».

L’incontro, coordinato da Elia Minari dell’associazione “Cortocircuito”, fa parte degli eventi promossi da “Gabella” nell’ambito della scuola di etica “Giacomo Ulivi”.

[evento del 23 Gennaio 2012]

QUI un’altra foto della serata.

Il folto pubblico in Gabella per l’incontro con il prof. Giorgio Prodi

 

……………………………………

Vedi anche:

– Noborder, senza confini: il nostro cortometraggio sull’immigrazione (partendo dai luoghi comuni)
Malainformazione: i luoghi comuni dell’informazione, ovvero la scomparsa dei fatti (video)

Che ve ne frega?

“Meditate che questo è stato:/vi comando queste parole./Scolpitele nel vostro cuore,/stando in casa andando per via,/coricandovi alzandovi;/ripetetele ai vostri figli./O vi si sfaccia la casa,/la malattia vi impedisca/i vostri nati torcano il viso da voi.”
(Primo Levi – Se questo è un uomo)

Quando vi fanno pensare alla Shoah, il 27 di gennaio, il Giorno della Memoria, pensate alle dita incancrenite per il freddo, rigide e scure, suppuranti, alle ginocchia spigolose ed infiammate, al bacino incavo tra le anche puntute sotto la pelle tesa, alle costole in vista;
pensate alla testa rapata; pensate alle orecchie rosse per il gelo;
pensate agli occhi privi di espressione e poi ditemi se parlo di un uomo o di una carcassa: ditemi se questo è un uomo!
Per qualcuno erano numeri tatuati e niente altro.

Che ve ne frega? Forse sì, tra voi c’è ancora qualcuno che li ritiene solo numeri, lontane ombre del passato delle quali può fare volentieri a meno, alle quali non vuole dedicare neanche cinque minuti dei suoi pensieri, neppure il 27 gennaio. Eppure io non so se sono tanto crudele da augurarvi cinque minuti di quel che passarono i deportati. Io ci penso spesso.

Se non lo avete ancora capito vorrei che pensaste, come persone, individui, uomini, perché i numeri non pensano, le masse non ragionano e controllare una cosa è più semplice che controllare tante menti; per i menefreghisti, state pur certi che troverete qualcuno che vi userà, ammesso che non stia già succedendo, perché la presunzione odierna è un’ottima armatura solo fin quando l’acqua non vi arriva alla gola ed allora affogherete. Altrettanto, assuefarsi al degrado ed accettarlo è un peso destinato a schiacciarvi, perciò pensate alle vittime dei nazifascisti ed a cosa simboleggiano.

Invito anche i giovani “fascistelli” ed i neo-nazisti a guardare in viso il feto morto, figlio dei loro eroi, perché si vergognino del loro feticismo per le uniformi, per il culto della violenza, per la mentalità retrograda, maschilista ed anti-democratica, per le quali portano avanti miti dei quali non comprendono neanche origini e crimini. E tali crimini basterebbero ad allontanarne una persona. continua a leggere …