Che cos’è la mafia? A tale quesito ognuno immagina fatti più o meno differenti: chi pensa a pistole e omicidi, chi a denaro sporco ed estorsioni, chi a raccomandazioni e favoreggiamenti, chi a onore e silenzi e chi ricorda piccoli e grandi uomini. Ma qualsiasi immagine noi ne abbiamo, questo sistema che si ritiene lontano da ogni moralità ed etica, è più vicino di quanto si immagini.
La mafia, purtroppo, è un sistema che agisce nel silenzio; un silenzio minaccioso che sopprime qualsiasi cosa e qualsiasi uomo,in cui uno sguardo è di troppo e una parola manca ed è grazie a questo tacere che le organizzazioni mafiose crescono giorno dopo giorno nutrendosi di corruzione e istituzioni, parole e silenzi, povertà e denaro, amore e odio e di fiori e pistole.
Perciò, la lotta alla mafia non è solo la disapprovazione a un’organizzazione che non si tollera, ma questa lotta deve essere la luce che aiuti a illuminare il sentiero di speranza verso la giustizia delle vittime di questo sistema malato. E non importa se combattendo qualcuno dubiterà della fede nei nostri ideali, ma se daremo la speranza anche solo ad un giovane o ad una donna, la nostra battaglia l’avremo già vinta.
Nuccia Ciambrone (scuola Chierici)
La cultura è il cammino della libertà, “Nessuno libera nessuno, nessuno si libera da solo: gli uomini si liberano nella comunione” (Paulo Freire, “La pedagogia degli oppressi”, EGA Editore, Torino).
Possiamo costruire la nostra libertà, durerà nel tempo solamente se le sue fondamenta saranno fatte di Cultura; non possiamo essere liberi senza sapere di poterlo essere. Il grande compito degli oppressi: liberare se stessi e i loro oppressori.
“Se la mafia è un’istituzione anti-Stato che attira consensi perché ritenuta più efficiente dello stato, è compito della scuola rovesciare questo processo perverso, formando giovani alla cultura
dello stato e delle istituzioni” (Paolo Borsellino).
Sarà la Scuola a sconfiggere la mafia, l’essenza dell’educazione come pratica di libertà, nella scuola c’è parola, lavoro, azione e riflessione; queste pratiche se saranno colorate di democrazia, se saranno messe a disposizione di tutti, allora i diritti di questi verranno rispettati. Educare alla legalità, significa anche riconoscere l’altro nella sua sostanza, nella sua realtà, solo su questo terreno potrà nascere un prato contaminato ma fertile. Scuola come crogiolo di parole: semi piantati, stabili, ricche di senso e governate dalla razionalità capaci di ispirare ognuno al rispetto di regole condivise.
Credo che per combattere la criminalità organizzata non basti il lavoro dei Giudici se pur fondamentale, penso che la politica repressiva dello stato non abbia alcun senso; diventa necessario intervenire nei luoghi frequentati da giovani, la Scuola può essere determinante, aiuta un giovane a crescere in armonia con se stesso e a rispettare l’individuo. “Se nulla resterà di queste pagine, speriamo che resti almeno la nostra fiducia nel popolo. La nostra fede negli uomini e nella creazione di un mondo dove sia meno difficile amare.” (Paulo Freire, “La pedagogia degli oppressi”, EGA Editore, Torino).
Eduardo Raia (scuola Magistrali)
Più di 2000 giovani il 1° marzo 2010 hanno sfilato per le strade di Reggio Emilia per dire un fermo NO a tutte le mafie. E’ stato una giornata di festa e di riflessione per la nostra città. “La mafia uccide, il silenzio pure” era scritto su uno dei tanti striscioni del lungo colorato corteo.