Quel voto annegato nell’acqua. Inchiesta acqua pubblica Reggio Emilia

Questo articolo fa parte dell’inchiesta «Il referendum sull’acqua non sarà rispettato». Video-inchiesta nella città leader del referendum: Reggio Emilia

[articolo pubblicato come notizia d’apertura sul nuovo quotidiano “Prima Pagina Reggio” il 26 Agosto 2012]

Più di un anno fa 29 milioni di italiani si recarono alle urne per votare quattro referendum popolari. Il 95% dei votanti barrò la casella Si del secondo quesito per eliminare le logiche del guadagno dall’acqua pubblica. Reggio Emilia fu la città leader del referendum: il 96,17% dei votanti scelse il Si. Tuttavia, nonostante la grande partecipazione popolare, il referendum sulla gestione dell’acqua non è ancora stato applicato.

E’ questa la premessa della video-inchiesta realizzata da Cortocircuito, giornalino e web-tv degli studenti reggiani, che cerca di fare luce sulle cause del perché a Reggio il voto popolare del giugno 2011 rimanga tuttora disatteso. L’esito del secondo quesito referendario imporrebbe l’eliminazione – dalla bolletta di ciascun utente – della percentuale corrispondente alla remunerazione del capitale investito, ovvero il profitto del gestore e gli oneri finanziari sui debiti contratti.

Rimpalli di responsabilità

Fin’ora i cittadini reggiani hanno assistito a molteplici rimpalli di responsabili. Iren, attuale gestore dell’acqua pubblica, sostiene che tocca ai sindaci e all’agenzia regionale per i servizi idrici applicare il referendum. Ed i sindaci dicono di volere aspettare le scelte del governo e dell’Authority nazionale, che però non si sa quando si pronuncerà. La Provincia è l’unica ad aver aperto un tavolo di confronto, ma i tempi non si prospettano brevi. I diversi enti fino ad oggi hanno dato versioni diverse sulla percentuale della remunerazione del capitale investito da eliminare dalla bolletta e a su chi tocchi fare il primo passo concreto. Ma si vuole davvero eliminare la remunerazione?

Nessuno era mai stato chiaro come Marzio Iotti, sindaco di Correggio, ma soprattutto rappresentante per la provincia di Reggio nell’agenzia regionale per i servizi idrici, che ha espresso in modo chiaro la sua opinione: «Io stesso votai Si al referendum, anche se con diffidenza. E poi mi sono reso conto che la remunerazione non potrà essere eliminata, perché è un costo che deve esserci». Incalzato dalle domande di Cortocircuito, Iotti ha ammesso: «Così come formulato, il secondo quesito referendario non credo sarà mai applicato». Secondo il sindaco di Correggio tutt’al più si potrà togliere una percentuale del profitto netto, però non è in grado di comunicare a quanto ammonti.

«Negli ultimi anni sono stati fatti investimenti sul ciclo idrico integrato», ha spiegato Iotti. Un esempio? «Abbiamo adeguato un depuratore. Dovendo sostenere questi costi è impossibile togliere la remunerazione dalle bollette». Queste ultime infatti sono addirittura lievitate: «Nel dicembre scorso – ha confermato Iotti – abbiamo aggiornato le tariffe dell’acqua, con un aumento reale del 4,5% in bolletta. Era inevitabile».

La sentenza della Corte Costituzionale

Eppure, come mostra l’inchiesta di Cortocircuito, la Corte Costituzionale con la sentenza n°26 del 2011 ha espressamente chiarito che la remunerazione può essere eliminata, perseguendo – si legge – “la finalità di rendere estraneo alle logiche del profitto il governo e la gestione dell’acqua” e senza impedire al gestore di fare investimenti. Aggiungendo che il quesito presenta “i necessari caratteri della chiarezza, coerenza ed omogeneità”. La Corte ha inoltre specificato che l’esito del referendum è “immediatamente applicabile” e “non presenta elementi di contraddittorietà”.

Per queste ragioni, il comitato reggiano “Acqua Bene Comune” ha avviato la “campagna di obbedienza civile”, in cui gli utenti si autodecurtano dalla bolletta dell’acqua quasi il 12% dei costi, ovvero la percentuale che -secondo i calcoli del comitato- corrisponde alla remunerazione.

La lettera del Commissario Europeo

L’inchiesta della web-tv reggiana non analizza solo questi elementi. Ripercorre in modo minuzioso, con documenti alla mano, ogni aspetto controverso della gestione del servizio idrico a Reggio Emilia. Dall’azionariato del gestore Iren, società quotata in Borsa con fondi esteri, ai subappalti «a forte rischio criminalità organizzata», così li definisce il presidente della Camera di Commercio di Reggio Enrico Bini. Fino ai richiami dell’Europa perché “nessuna procedura di messa concorrenza è stata eseguita per la scelta dei soci privati di Iren Spa”, quest’ultimo documento –sempre trovato dalla redazione di Cortocircuito- è un lettera firmata da Michel Barnier, Commissario europeo con portafoglio al Mercato Interno e ai servizi Finanziari, ed è indirizzata al Ministro degli Esteri italiano.

 

L’inchiesta è stata realizzata da Cortocircuito, giornale e web-tv degli studenti reggiani (www.cortocircuito.re.it).