Una serata come le altre. Tranquilla. Silenziosa. Era una serata in cui le mie preoccupazioni erano svanite nelle ombre e dovevano rimaner li finché l’aurora non le avrebbe illuminate nuovamente. Con la mente leggera correvo veloce, con la mia Audi grigia, fra le tante strade del mio paese perché, a casa, mi attendevano. Amavo la mia famiglia tanto quanto la mia terra perché mi sapevano regalare grandi emozioni ma soprattutto mi sapevano riscaldare il cuore sempre e comunque.
Ero un folle per molti, un visionario per altri ma sono certo che è proprio grazie alla mia “follia”, se così si può definire, e alla mia voglia di porgere l’occhio verso il futuro che oggi la mia gente si trovi a vivere in gioia e serenità. Pollica è sempre stata la mia ragione di vita. I suoi cittadini, le sue case, le sue situazioni ed il suo mare saranno sempre parte di me. Ah.. Il suo mare.. Solcai le sue onde assaporandone gusto e odore . Fronteggiai molte volte le sue ire, sfidando il destino, uscendone sempre vincitore. Ero certo che il mare non sarebbe mai stata la mia tomba.
Correvo. Le luci dei lampioni mi illuminavano il cammino. Dovevo fare presto. Avevo una gran voglia di baciare mia moglie e di abbandonarmi, poi, nella grande notte salernitana. Imboccai, quindi, una piccola strada secondaria. Scalai un paio di marce facendo rombare il mio potente motore tedesco che, certamente, non avrebbe avuto alcun problema ad affrontare l’esigua salita che mi si celava dinnanzi.
L’orologio segnava le ore 22. Ad un certo punto, poco distante da me, comparve una macchina che, con i suoi due fari, mi disturbarono la vista. Anch’essa correva veloce ma in senso opposto al mio. Mi misi su un lato della strada, permettendo così il transito anche se, in teoria, la viabilità era a senso unico. Chissà, forse anche colui che era alla guida dell’altra vettura stava andando di fretta per far ritorno dai suoi cari. Stranamente,però, l’auto, invece di proseguire diritto, svoltò verso di me. A quel punto frenai bruscamente ritrovandomi fermo nel bel mezzo della salita. Pochi metri mi separavano da un mio grande amore. Dall’auto, svelti, scesero due uomini. La mia fine nelle loro mani.
Lentamente, ancora incredulo di quel che successe, esalai l’ultimo respiro. Ed ora che mi trovo a scrivere queste ultime parole vorrei chiedere perdono o voi tutti che, udendo il fragore delle mia morte, sussultaste nel letto. Chiedo perdono anche a te o mio amato mare perché mai più potrò solcare le tue onde. Ma soprattutto ti faccio le mie più sentite scuse Pollica perché mai, mai avrei pensato che i tuoi innocenti occhi avrebbero assistito ad una scena così forte. Spero tu ti possa prendere cura della mia famiglia la quale ti amerà per sempre come io stesso farò. Ero solo. Il motore della mia Audi taceva. I fari illuminavano una strada vuota. Così muoiono i giusti. Nel silenzio.
Giunse poi l’aurora. I miei problemi, le mie preoccupazioni non esistevano più. Osservai, da lontano,la mai famiglia piangere e il mio paese soffrire. Per la prima volta mi sentii inutile. Il silenzio cadde anche lontano dalla mia terra. Qualcuno mi ricordò, tacito, a Roma e qualcuno, persino, in Europa. “Perché son morto?”, vi chiederete. Semplicemente per la mia ostinatezza nel realizzare i miei sogni. Non è una questione politica e nemmeno economica. Io ho solo amato e per questo son sparito per sempre. Il futuro a cui andrà incontro Pollica ormai non dipende più da me ma son certo che vi saranno persone che potranno seguire, con la mia stessa dedizione, le mie orme. Ed ora che non ho più nulla da dire me ne vado, portando con me i tuoi occhi, i tuoi sorrisi e la gioia che solo tu mia hai saputo regalare.
Addio per sempre, Angelo Vassallo.
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Angelo Vassallo era il Sindaco di Pollica, un Comune in provincia di Salerno. Vassallo è stato ucciso la sera di Lunedì 6 Settembre 2010.
Gabriele Manici