Incontro a Ferrara, anche sui condizionamenti mafiosi nella sanità

Sabato 18 novembre 2017, dalla ore 10.00, nella Sala della Musica in via Boccaleone a Ferrara si è tenuto un incontro pubblico nel quale si è parlato anche di casi concreti di rischio di condizionamenti mafiosi nella sanità. Inoltre durante l’iniziativa pubblica si è parlato del maxi-processo “Aemilia”, il più grande processo di mafia del Nord Italia.

Con:

– Elia Minari, coordinatore dell’associazione antimafia Cortocircuito e autore del libro-inchiesta “Guardare la mafia negli occhi” (prefazione del procuratore nazionale antimafia, Rizzoli editore).

Sabrina Pignedoli, giornalista, autrice del libro “Operazione Aemilia” (Imprimatur editore).

Antonio Monachetti, avvocato e referente di Libera Bologna.

Hanno condotto l’incontro:
– Federica Pezzoli, giornalista, coordinamento Libera Ferrara;
– Alessandro Zangara, giornalista, responsabile dell’ufficio stampa del Comune di Ferrara.

L’incontro – che rientra all’interno della “Festa della legalità e responsabilità 2017” – è stato promosso dal Comune di Ferrara, in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna, Libera e altri enti.

Evento accreditato dall’ordine degli avvocati come seminario di formazione.

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Le informazioni sul libro “Guardare la mafia negli occhi” sono sul sito www.eliaminari.it/libro-inchiesta
Il libro, sottotitolato “Le inchieste di un ragazzo che svelano i segreti della ‘ndrangheta al Nord”, è disponibile in quasi tutte le librerie e online (in formato cartaceo o e-book). Prefazione del Procuratore Nazionale Antimafia, editore Rizzoli.
Invece QUI le prime recensioni e i primi articoli sul libro.

Le mafie nel settore alimentare, con presentazione del libro-inchiesta “Guardare la mafia negli occhi”



Incontro pubblico, nell’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Bologna, con:

Elia Minari, coordinatore dell’associazione antimafia Cortocircuito e autore del libro-inchiesta “Guardare la mafia negli occhi”.

Ha introdotto l’incontro, che si è tenuto giovedì 9 novembre 2017 dalle ore 16.00, la professoressa Roberta Spadoni.

Gli studenti e i numerosi docenti presenti hanno posto decine di domande sui temi trattati, rendendo l’incontro molto interattivo.

 

Invece QUI l’incontro al Dipartimento di Giurisprudenza.

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Le informazioni sul libro “Guardare la mafia negli occhi” sono sul sito www.eliaminari.it/libro-inchiesta
Il libro, sottotitolato “Le inchieste di un ragazzo che svelano i segreti della ‘ndrangheta al Nord”, è disponibile in quasi tutte le librerie e online (in formato cartaceo o e-book). Prefazione del Procuratore Nazionale Antimafia, editore Rizzoli.
Invece QUI le prime recensioni e i primi articoli sul libro.

Intervento al “Reggio Film Festival”

Venerdì 10 novembre 2017, dalle ore 19.00, al teatro San Prospero di Reggio Emilia, all’interno del “Reggio Film Festival”, diretto dal regista Alessandro Scillitani, è intervento Elia Minari, coordinatore dell’associazione antimafia Cortocircuito, per realizzare un intervento sul suo libro “Guardare la mafia negli occhi.

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Le informazioni sul libro “Guardare la mafia negli occhi” sono sul sito www.eliaminari.it/libro-inchiesta
Il libro, sottotitolato “Le inchieste di un ragazzo che svelano i segreti della ‘ndrangheta al Nord”, è disponibile in quasi tutte le librerie e online (in formato cartaceo o e-book). Prefazione del Procuratore Nazionale Antimafia, editore Rizzoli.
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All’Università di Bologna con il Procuratore Gian Carlo Caselli e altri ospiti

Il colonnello dei Carabinieri Giardina (comandante dei Carabinieri di Bologna e già capo del Ros a Reggio Calabria)«Complimenti a Elia per il libro “Guardare la mafia negli occhi”, esprime senso civico altissimo»

L’Università di Bologna e l’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con l’associazione Cortocircuito, venerdì 20 ottobre 2017 hanno organizzato un incontro pubblico dal titolo “Il tuo comportamento favorisce le mafie. L’importanza di ciascuno nella lotta alla criminalità organizzata e il nuovo volto della ‘ndrangheta e delle altre mafie, dal Sud al Nord Italia“.

Ore 10.00 apertura dei lavori:
– Francesco Ubertini, magnifico rettore dell’Università di Bologna – Alma Mater Studiorum;
– Simonetta Saliera, presidente dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna.

A seguire dibattito con:

– Gian Carlo Caselli, già procuratore capo a Palermo e poi a Torino dove ha condotto indagini sulla ‘ndrangheta;

– Giuseppe Gennari, giudice del Tribunale di Milano, dove si è occupato di ‘ndrangheta;

– Gaetano Paci, procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria;

– Stefania Pellegrini, docente dell’Università di Bologna e direttrice del master “Gestione e riutilizzo di beni e aziende confiscati alle mafie. Pio La Torre”;

– colonnello Valerio Giardina, comandante provinciale dei Carabinieri di Bologna e già capo del Ros a Reggio Calabria.

Ha condotto l’incontro, realizzando anche numerosi interventi: Elia Minari, coordinatore dell’associazione antimafia “Cortocircuito” e autore del libro “Guardare la mafia negli occhi” (prefazione del Procuratore Nazionale Antimafia).

[Foto di Chiara Ghirelli. Cliccare sulle foto per allargarle. Grafica di Gabriele Giglioli.]

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Il libro, sottotitolato “Le inchieste di un ragazzo che svelano i segreti della ‘ndrangheta al Nord”, è disponibile in quasi tutte le librerie e online (in formato cartaceo o e-book). Prefazione del Procuratore Nazionale Antimafia, editore Rizzoli.
Invece QUI le prime recensioni e i primi articoli sul libro.

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Nella Sala del Tricolore proiezioni connesse al libro “Guardare la mafia negli occhi”

Venerdì 20 ottobre 2017 dalle ore 21.00 nella Sala del Tricolore di Reggio Emilia, sede del Consiglio Comunale, si è tenuto un incontro pubblico dal titolo “Il volto inedito della ‘ndrangheta nella Pianura Padana” durante il quale sono stati proiettati nuovi approfondimenti e materiali d’inchiesta, realizzati dall’associazione antimafia Cortocircuito di Reggio Emilia, connessi ai temi del libro “Guardare la mafia negli occhi. Le inchieste di un ragazzo che svelano i segreti della ‘ndrangheta al Nord” di Elia Minari (prefazione del procuratore nazionale antimafia, editore Rizzoli).

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Il libro “Guardare la mafia negli occhi” svela i retroscena inediti delle inchieste di Cortocircuito, realizzate dal 2009, oltre a contenere nuovi reportage ed episodi significativi vissuti in prima persona nel contrasto alla ‘ndrangheta, attraverso gli incontri diretti con persone insospettabili: medici, giornalisti, preti, professionisti,…

Il libro porta anche alla luce casi concreti su come la ‘ndrangheta si serva della comunicazione pubblica e del consenso sociale, ad esempio attraverso l’utilizzo di Facebook e la promozione di eventi sportivi.

 

Durante l’incontro pubblico si è tenuto un dialogo con i magistrati:

– Gaetano Paci, procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria;
– Marco Imperato, sostituto procuratore di Modena ed esperto di riciclaggio.

Ha condotto l’incontro, realizzando anche numerosi interventi: Elia Minari, coordinatore dell’associazione culturale antimafia Cortocircuito e autore del libro “Guardare la mafia negli occhi” (prefazione del procuratore nazionale antimafia).

Hanno introdotto l’iniziativa:
– Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia
– Natalia Maramotti, assessora alla Sicurezza e cultura della legalità

Ingresso gratuito.

[Foto di Chiara Ghirelli. Cliccare sulle foto per allargarle. Grafica di Gabriele Giglioli.]

 

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Il libro, sottotitolato “Le inchieste di un ragazzo che svelano i segreti della ‘ndrangheta al Nord”, è disponibile in quasi tutte le librerie e online (in formato cartaceo o e-book). Prefazione del Procuratore Nazionale Antimafia, editore Rizzoli.
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Intervista del Tg3 nazionale e altre interviste della Rai

Elia Minari intervista Tg1 Rai

Elia Minari è stato intervistato sul suo libro-inchiesta “Guardare la mafia negli occhi” dal Tg1, Tg3 nazionale, “Geo” su Rai 3, “Buongiorno Regione” su Rai 3.

Elia è coordinatore dell’associazione antimafia Cortocircuito.





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Il libro, sottotitolato “Le inchieste di un ragazzo che svelano i segreti della ‘ndrangheta al Nord”, è disponibile in quasi tutte le librerie e online (in formato cartaceo o e-book). Prefazione del Procuratore Nazionale Antimafia, editore Rizzoli.
Invece QUI le prime recensioni e i primi articoli sul libro.

Con Don Ciotti e il procuratore generale di Milano

Incontro con l’ex procuratore capo della DDA di Bologna (maxi-inchiesta “Aemilia”) e con Don Ciotti, sui temi del libro “Guardare la mafia negli occhi”.

 

Sabato 7 ottobre 2017, dalle ore 10.00 di mattina, nella Sala del Tricolore di Reggio Emilia (piazza Prampolini 1) si è tenuto un incontro pubblico rivolto alla cittadinanza e agli studenti, con ospiti:

 

– Don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera;

– il magistrato Roberto Alfonso, procuratore generale di Milano e già procuratore capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, ha lavorato alla  maxi-inchiesta “Aemilia” che ha portato al più grande processo di mafia del Nord Italia.

Ha condotto l’incontro, realizzando anche numerosi interventi: Elia Minari, coordinatore dell’associazione culturale antimafia Cortocircuito e autore del libro “Guardare la mafia negli occhi” (prefazione del Procuratore Nazionale Antimafia).

Hanno introdotto l’iniziativa:
– Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia;
– Natalia Maramotti, assessora alla Cultura della legalità.

E’ intervenuto Manuel Masini, referente provinciale di Libera.

[Foto di Chiara Ghirelli. ]

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Il libro, sottotitolato “Le inchieste di un ragazzo che svelano i segreti della ‘ndrangheta al Nord”, è disponibile in quasi tutte le librerie e online (in formato cartaceo o e-book). Prefazione del Procuratore Nazionale Antimafia, editore Rizzoli.
Invece QUI le prime recensioni e i primi articoli sul libro.

 

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Guardare la mafia negli occhi, contro il silenzio di chi non vuole vedere

Articolo di Sofia Nardacchione

“Non possiamo permetterci di delegare la lotta alle organizzazioni mafiose alla sola magistratura e alle forze di polizia. Solo crescendo cittadini responsabili saremo in grado di essere impermeabili al radicamento delle mafie, che sono dittature che ci tolgono libertà”. Queste le parole di Francesco Ubertini, magnifico rettore dell’Università di Bologna, in apertura dell’incontro che si è tenuto il 20 ottobre 2017 nel Dipartimento di Scienze Giuridiche a Bologna.

L’incontro, organizzato dall’associazione Cortocircuito all’interno del progetto “ConCittadini” della Regione Emilia-Romagna, aveva lo scopo di approfondire come il comportamento di ciascuno di noi favorisca, direttamente o indirettamente, le mafie. Di questo ne devono tenere conto tutti, anche sul nostro territorio: lo ha ricordato anche Simonetta Saliera, presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, che ha affermato che “la forza della nostra Regione è stata di non voler nascondere la polvere sotto al tappeto, di non far finta di niente e rafforzare gli antivirus necessari per contrastare il fenomeno”.

Così importantissimo è stato riuscire a fare in modo che il processo “Aemilia” si tenesse sul nostro territorio, prima a Bologna e poi a Reggio Emilia, e non in Calabria, come avevano chiesto gli avvocati difensori dei principali imputati del maxi-processo alla ‘ndrangheta emiliana.

Un processo di tale portata sul territorio ha fatto in modo che i tanti, troppi, che ancora continuavano a negare la presenza delle mafie in Emilia Romagna, non potessero che aprire – meglio tardi che mai – gli occhi. Professionisti in primis. Ed è proprio la categoria dei professionisti che compone una zona grigia pericolosissima.

“La ‘ndrangheta dà questa illusione – dice Elia Minari, autore del libro “Guardare la mafia negli occhi” – anche a professionisti emiliano-romagnoli: poter realizzare quei sogni che a tanti sembrano irraggiungibili. Come Roberta Tattini – commercialista bolognese condannato in primo e secondo grado nei riti abbreviati di Aemilia per concorso esterno in associazione mafiosa – che ostenta la sua ricchezza su Facebook. Ma tantissimi altri sono i casi. E’ difficile analizzare la realtà e approfondirla, perché quella emiliana è una realtà rarefatta, che va studiata in profondità”.

Ed andare in profondità è proprio quello che hanno fatto i ragazzi di Cortocircuito: “Siamo partiti da vicende semplici – continua Elia – con inchieste realizzate in prima persona, per approfondire meglio quella difficile linea che c’è tra legale e illegale”.

Spesso il confine tra legale e illegale è molto difficile da definire: lo dimostra anche il lavoro svolto da Giancarlo Caselli, con il processo Minotauro.
“La sottovalutazione, i ritardi – afferma l’ex magistrato Caselli presente all’iniziativa – sono endemici quando si parla di mafia e antimafia. Ci sono un’infinità di bis, quater: norme infilate sempre in ritardo quando c’è qualcosa che costringe a farlo: si parla spesso di “antimafia del giorno dopo”. Accanto a questa c’è un’attività di vero e proprio negazionismo: la mafia non esiste, chi parla di mafia diffama i nostri territori e parla male di gente per bene. Gli esempi in questo campo sono clamorosi: cardinali, politici, ma anche magistrati, già dal 1902. Con queste premesse storiche è difficile stupirsi se di mafie al centro e al nord per lunghissimo tempo non si è parlato. Non sono problemi solo di arretratezza culturale, ma sono problemi che hanno conseguenze importantissime anche sul piano giuridico”.

“Non serve stupirsi delle mafie al nord – continua Caselli -, bisogna aprire ombrelli per difendersi. E al nord la parola chiave è riciclaggio. Intreccio torbido della ‘ndrangheta con pezzi consistenti della pubblica amministrazione e della politica. Ma nessun ombrello, dopo i vari moniti, si è aperto per difendersi da questo. Il ceto politico che detiene il potere ha avuto sempre scarsissima consapevolezza di quello che avviene: quindi nessuna presa di posizione. Neanche a Torino, dove nel 1983 viene ucciso il magistrato Bruno Caccia: l’unico omicidio di un magistrato commesso dalla ‘ndrangheta e l’unico omicidio – non commesso all’interno di faide interne – al di fuori della Calabria. Il problema è rappresentato da ignoranza, impreparazione, miopia, distacco aristocratico, ma anche convenienza, insieme alla modalità silente di lavorare delle mafie al nord”.

“La ‘ndrangheta – continua Gaetano Paci, procuratore di Reggio Calabria – è un sistema straordinario nella sua capacità di persistere, nonostante le inchieste, i processi. La sua caratteristica principale è quella di esternalizzare la sua capacità, soprattutto imprenditoriale e relazionale. Così la ‘ndrangheta non ha necessità di manifestarsi, perché il suo volto è quello della normalità: quello di professionisti, imprenditori, purtroppo a volte anche forze dell’ordine. E ancora oggi la ‘ndrangheta è un interlocutore credibile e affidabile, economicamente molto ricercato perché in grado di offrire servizi”.

Rimarca il concetto anche Giuseppe Gennari, giudice del Tribunale di Milano dove si è occupato della maxi-inchiesta “Infinito”: “Elevatissima è la capacità della ‘ndrangheta di integrarsi nella società civile, di nascondersi”. Così anche in Lombardia c’è una “relazione di scambio tra il mondo dell’impresa e le organizzazioni mafiose, che permette a queste ultime di proliferare in un territorio che ancora si dice immune dal fenomeno”.

Il “decadimento etico delle professioni”, come lo definisce la professoressa dell’Università di Bologna Stefania Pellegrini è elevatissimo: c’è una vera e propria “compenetrazione organica dei professionisti che partecipano agli interessi delle organizzazioni mafiose perché traggono benefici economici”. Si tratta quindi, si chiede la Pellegrini, di concorso esterno o di vera e propria partecipazione dei professionisti all’associazione mafiosa?

In questo contesto, “l’unico strumento per favorire la conoscenza e il contrasto efficace delle mafie – afferma Valerio Giardina, comandante provinciale dei Carabinieri di Bologna – è la diffusione della cultura e dell’informazione, come stanno facendo Elia e i ragazzi di Cortocircuito.
Dobbiamo sviluppare questa conoscenza del fenomeno e disseminare gli anticorpi sul nostro territorio. Solo così si riesce a fare un investimento che permette alle forze di polizia e alla magistratura di sviluppare un’azione repressiva, che è semplicemente un farmaco che può rallentare l’influenza ma non la può debellare”.

La giornata si è conclusa nella Sala del Tricolore a Reggio Emilia con un bellissimo discorso del magistrato Marco Imperato, che parla del libro “Guardare la mafia negli occhi” e dell’impegno contro le mafie in Emilia Romagna: “Spesso in queste serate, in questi libri, in questi incontri cerchiamo risposte e soluzioni, ma in questo libro troverete soprattutto domande scomode e spero che da questo troviate voglia di fare altre domande. Credo che la vera ricchezza del libro e di questi ragazzi è la loro curiosità e ‘impertinenza’ nel pensare che non ci sono domande che è meglio non fare, situazioni in cui è meglio girarsi dall’altra parte. Come quando nostro figlio ci fa domande che ci mettono in difficoltà, così hanno fatto Elia e i ragazzi di Cortocircuito andando in giro per il territorio. Nel libro non troverete valutazioni, ma fatti reali, persone, luoghi: non si arriva a giudicare, all’opinione, allo slogan, come troppo spesso avviene oggi. Ed è questo che il lavoro di magistrato insegna: non dare giudizi, ma capire le persone”. E il magistrato Imperato riprende il tema affrontato la mattina: “tocca anche ai professionisti farsi domande, non fare il proprio lavoro tanto per fare: sono proprio queste persone che aprono le porte alle mafie. Noi dobbiamo porcelo seriamente questo problema. Una cosa che mi dà grande rabbia è vedere come sui media, nel dibattito pubblico, si conduce la notizia verso determinate situazioni, ad esempio come l’attenzione morbosa verso la cronaca nera”.

“Credo – prosegue Imperato – che le storie di Elia debbano interpellarci, farci capire che forse abbiamo fatto le domande sbagliate o ci siamo dimenticati di fare domande: lui ci ricorda di tornare a fare domande e alzare il nostro standard etico. Perché ci sono le interdittive, le condanne, le sentenze, ma demandare sempre e soltanto ai professionisti della giustizia la soluzione di queste vicende che invece hanno una dimensione cultura, etica e politica è sbagliata: fare domande domande scomode, cercare risposte, fare cittadinanza attiva è un esempio prezioso per tutti noi e le persone di questo territorio. E’ dal basso che si può invertire il trend e cambiare l’aria che si respira anche sui nostri territori”.

 

 

 

 

 

 

Con il Presidente del Senato, ex magistrato antimafia, nella Sala del Tricolore e la giornalista del Tg1 Mazzola

Nella Sala del Tricolore di Reggio Emilia, sede del Consiglio Comunale, si è tenuto l’incontro sul tema delle mafie con ospite il Presidente del Senato Pietro Grasso, già procuratore nazionale antimafia e già giudice del Maxi-processo di Palermo.

Iniziativa organizzata dall’associazione Cortocircuito, in collaborazione con il Comune, la Regione e la Provincia.

Allo stesso convegno era ospite anche la giornalista Maria Grazia Mazzola, inviata speciale della Rai e autrice di numerosi reportage sulla criminalità organizzata. 

Ha condotto l’incontro e ha realizzato quattro interventi sul tema del convegno: Elia Minari, coordinatore dell’associazione antimafia Cortocircuito.

Saluti di:
– Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia;
– Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna;
– Giammaria Manghi, presidente della Provincia di Reggio Emilia;
– Natalia Maramotti, assessora alla Sicurezza e cultura della legalità del Comune di Reggio Emilia.

L’iniziativa, a ingresso gratuito, si è tenuta venerdì 7 aprile 2017 dalle ore 10.00 di mattina.

[Foto di Chiara Ghirelli, Francesco Giglioli, Salvatore Lento ed Enrico Rossi.]


Nella foto: Maria Grazia Mazzola del Tg1, Elia Minari e Pietro Grasso.

 

“Come la ‘ndrangheta è diventata classe dirigente” con il procuratore capo di Catanzaro e lo studioso Nicaso

Presso il teatro Metropolis di Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia, è stato organizzato l’incontro pubblico dal titolo “Come la ‘ndrangheta è diventata classe dirigente”. Dialogo con:

– Nicola Gratteri, procuratore capo presso il Tribunale di Catanzaro;
– Antonio Nicaso, studioso e storico delle organizzazioni criminali, docente alla Queen’s University.

Saluti di: Andrea Carletti, sindaco di Bibbiano.

L’incontro è stato condotto da Elia Minari, coordinatore dell’associazione culturale antimafia Cortocircuito. L’iniziativa, che si è tenuta è tenuto venerdì 7 aprile 2017 dalle ore 21.00, rientra all’interno della rassegna “Noi contro le mafie”, con la direzione scientifica del professore Antonio Nicaso e la cura educational della dott.ssa Rosa Frammartino. Ingresso gratuito.

[Foto di Matteo Manfro. Cliccare sulle foto per allargarle.]


 

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Incontro con il procuratore generale di Bologna, il sostituto procuratore di Palermo, il giudice della Corte d’Appello di Palermo e il procuratore capo di Catanzaro

Presso l’Aula Magna dell’Università di Modena e Reggio Emilia, nella sede di Reggio Emilia, è stato organizzato il convegno dal titolo “Criminalità, mafie e terrorismi: una sfida globale”.

Gli ospiti sono stati:

– Ignazio De Francisci, procuratore generale presso la Corte d’Appello di Bologna, sul tema “Espansione e radicamento delle mafie in aree non tradizionali”.

– Nicola Gratteri, procuratore capo presso il Tribunale di Catanzaro, sul tema “Si può fermare l’espansione globale delle mafie?”.

– Giorgia Spiri, sostituto procuratore presso il Tribunale di Palermo, sul tema: “Mafie transnazionali. L’associazione a delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani”.

– Mario Conte, giudice presso la Corte d’Appello di Palermo, sul tema “Cresce il bisogno sociale di sicurezza. Bastano le norme che abbiamo?”.

Introduzione e conclusioni di: Antonio Nicaso, studioso e storico, docente alla Queen’s University, sul tema “Nuove priorità investigative nel contrasto alla criminalità globale”.

Ha condotto l’incontro: Elia Minari, coordinatore dell’associazione culturale antimafia Cortocircuito.

Saluti iniziali di:
– Giammaria Manghi, presidente della Provincia di Reggio Emilia;
– Raffaele Ruberto, prefetto di Reggio Emilia;
– Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia.

L’iniziativa, che si è tenuta è tenuta sabato 8 aprile 2017 dalle ore 10.00 di mattina, rientra all’interno della rassegna “Noi contro le mafie”, con la direzione scientifica del professore Antonio Nicaso e la cura educational della dott.ssa Rosa Frammartino. Ingresso gratuito.

[Cliccare sulle foto per allargarle.]

 

Incontro con l’ex magistrato Caselli e con l’autore sotto scorta Cavalli

Presso la sala del Consiglio del Comune di Cavriago (in provincia di Reggio Emilia), piazza Don Dossetti 1, è stato organizzato un incontro aperto alla cittadinanza, con ospiti:

– l’ex magistrato Gian Carlo Caselli, già procuratore capo di Palermo (subito dopo la morte di Falcone e Borsellino), autore del libro “Nient’altro che la verità. La mia vita per la giustizia, fra misteri, calunnie e impunità”.

– Giulio Cavalli, scrittore antimafia sotto scorta e attore teatrale, autore del libro “Nomi, cognomi e infami”;

– Elia Minari, coordinatore dell’associazione antimafia Cortocircuito, autore di inchieste sulle mafie in Emilia.

Ha condotto l’incontro: Pierluigi Senatore, caporedattore di Radio Bruno.

L’incontro, che si è tenuto domenica 19 marzo 2017 dalle ore 17, è stato organizzato dall’associazione giovanile “Cuariegh on the Road”, in collaborazione con l’associazione antimafia Cortocircuito e il Comune di Cavriago. Ingresso gratuito.

[Foto di Chiara Ghirelli. Cliccare sulle foto per allargarle.]



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25 Aprile antifascista e contro la ‘ndrangheta

Sopra: sul quotidiano “Gazzetta di Reggio”

Il 25 Aprile 2017, per la Festa della Liberazione, a Bibbiano (Reggio Emilia) dalla ore 9.45 di mattina Elia Minari, coordinatore dell’associazione antimafia Cortocircuito è stato invitato per intervenire sulla Resistenza contro il fascismo e contro la ‘ndrangheta, radicata anche a Bibbiano, illustrando alcuni parallelismi tra i due fenomeni con esempi concreti.

Saluti del sindaco di Bibbiano Andrea Carletti.

Foto di Chiara Ghirelli.

 

 

 


Comunicato di solidarietà

A seguito delle denunce rivolte al sindaco di Quattro Castella (RE), Andrea Tagliavini, e alle redazioni di Telereggio e altri media locali da parte di alcuni imputati del processo “Aemilia”, come associazioni Cortocircuito, Libera Reggio Emilia, Agende Rosse Reggio Emilia e Colore sentiamo l’esigenza di ribadire il nostro sostegno a quegli amministratori pubblici che, anche con gesti piccoli ma significativi, si oppongono a certe richieste e proposte, pensando in primo luogo all’immagine delle istituzioni pubbliche.
Lo stesso principio vale anche per tutti quei giornalisti che quotidianamente si mettono al servizio della comunità fornendo un’informazione precisa e corretta. Riteniamo da sempre che buone politiche e conoscenza siano alla base del contrasto a corruzione e mafie.

 

 

“I tentacoli della ‘ndrangheta condizionano anche la sanità del Nord Italia”. Intervista al giornale “Ferrara Italia”

Intervista del giornale “Ferrara Italia” a Elia Minari, coordinatore dell’associazione culturale antimafia Cortocircuito, autore di inchieste sulle mafie in Emilia. Intervista realizzata da Simona Gautieri.

La clinica “Ferrara Day Surgery”

“La clinica Ferrara Day Surgery Srl, dove lavorano decine di medici, ha ricevuto un’interdittiva antimafia. Il rischio che la clinica possa essere condizionata dalla criminalità mafiosa è confermato anche dalle recenti sentenze del Consiglio di Stato e del Tar“. Ad affermarlo è Elia Minari, coordinatore dell’associazione culturale antimafia Cortocircuito, autore di inchieste sulle mafie in Emilia. 

Alla base – spiega – ci sono ad esempio i rapporti economici intercorsi tra la famiglia proprietaria dell’impresa medica e persone ritenute dalla Prefettura contigue alla criminalità organizzata di stampo mafioso. Inoltre nelle sentenze (del Tar e del Consiglio di Stato) si legge che la famiglia proprietaria della clinica ha utilizzato ingenti quantità di contanti per acquistare immobili. Secondo i giudici amministrativi sono state violate le norme sulla tracciabilità dei flussi finanziari. Nelle stesse sentenze si legge che alcuni dipendenti dell’impresa “Services Group”, che controlla il 100% della società della clinica di Ferrara, «risultano avere rapporti di stretta parentela con soggetti detenuti per associazione di tipo mafioso e ritenuti comunque contigui a cosche di ‘ndrangheta»; inoltre altri dipendenti «risultano segnalati nella banca dati delle forze dell’ordine».

Quali sono le attività più soggette ad infiltrazioni di stampo mafioso?

Ormai non c’è settore che possa dichiararsi completamente estraneo, ma gli ambiti privilegiati sono edilizia, autotrasporto, slot machine e ristorazione. Il problema maggiore è che non si tratta di «attività soggette ad infiltrazioni», dato che numerosi imprenditori emiliani cercano loro gli uomini della ‘ndrangheta. E non il contrario. È dimostrato anche dalle intercettazioni telefoniche della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna.

Molti imprenditori del Nord ogni giorno richiedono i “servizi” delle mafie: smaltimento dei rifiuti, manodopera sottocosto, ingresso nei subappalti, false fatturazioni, recupero crediti, soldi freschi per prestiti facilitati.

Un’associazione culturale di Reggio Emilia che si occupa di criminalità organizzata di stampo mafioso: come mai?

“Cortocircuito” nasce nel 2009 come giornalino studentesco di alcuni licei della città di Reggio Emilia. Quando abbiamo iniziato, realizzando alcune semplici interviste, non ci saremmo aspettati che emergessero casi così preoccupanti. Ma non ci siamo fermati: da otto anni approfondiamo, con video-inchieste e reportage, la penetrazione delle mafie nel Nord Italia. Oggi frequentiamo l’università e abbiamo fondato un’associazione, che si chiama sempre “Cortocircuito”, per continuare queste attività.

Le nostre inchieste nascono da ciò che vediamo sul territorio con i nostri occhi. Poi approfondiamo i fatti collegando tra di loro diversi documenti: visure camerali di imprese, delibere di Comuni, atti catastali, interdittive antimafia, piani urbanistici, ecc. Così cerchiamo di decifrare i rapporti d’affari e le relazioni. Andando oltre la superficie dei pregiudizi, ci siamo resi conto che molte delle figure chiave hanno cognomi nordici.

Negli ultimi anni abbiamo realizzato delle inchieste sui cantieri della linea Tav tra Milano e Bologna, sulla costruzione di alcune scuole, sugli affari di due discoteche emiliane e sui subappalti dello smaltimento dei rifiuti.

La vostra associazione ha rotto un tabù: quella di considerare il fenomeno mafioso circoscritto a determinate regioni del Sud Italia. Quale è stata la molla che ha dato vita alla vostra prima inchiesta?

La prima inchiesta nasce da un luogo frequentatissimo da molti miei coetanei: una discoteca di Reggio Emilia. Lì si tenevano anche le “feste d’istituto” del mio liceo, con i professori presenti. Non era un locale qualunque: secondo la Prefettura la discoteca era «luogo di smercio della droga» e spazio utilizzato come «ritrovo di affiliati della cosca provenienti della Calabria», nonché «paravento per riciclare denaro di provenienza illecita». Alla mia domanda ingenua: «Perché si organizzano le feste ufficiali del liceo in questa discoteca?». La risposta era stata: «È un luogo noto. È la discoteca più alla moda della città, con la musica più di tendenza». I due proprietari, di allora, di questa discoteca sono entrambi coinvolti nell’operazione “Aemilia”. Eppure, fino ad alcuni anni fa, si tendeva a negare.

Avete mai ricevuto intimidazioni o minacce per la vostra attività d’inchiesta?

Credo non occorra fare del vittimismo, preferisco parlare del contenuto delle nostre inchieste. Più impressionanti delle minacce sono state alcune reazioni inaspettate. Ad esempio, nel paese emiliano di Brescello un gruppo di cittadini è sceso in piazza per contestare la nostra video-inchiesta e negare le infiltrazioni mafiose nel territorio. Eppure alcuni mesi dopo il consiglio comunale di Brescello è stato sciolto per infiltrazioni mafiose, il primo caso in Emilia-Romagna. Negli scorsi mesi il parroco di Brescello su Rai 1 ci ha accusati di «diffamare il paese» e, intervistato dal giornale “Il Resto del Carlino”, ha dichiarato: «Cortocircuito ha fatto danni al turismo».

Negli anni scorsi un imprenditore edile ci ha anche intimato, dando un pugno al nostro microfono, di cambiare argomento e mi ha detto: «Ti vengo a prendere fino a casa»; oggi questo imprenditore è imputato nel maxi-processo “Aemilia”.

L’aula bunker del maxi-processo “Aemilia”

Il 23 marzo dello scorso anno ha appunto preso il via il maxi-processo di ‘ndrangheta denominato “Aemilia”: quale è stato il contributo di Cortocircuito in questo e in altri processi?

Quando abbiamo iniziato non ci saremmo aspettati che alcune nostre inchieste sarebbero state utilizzate da parte della magistratura in processi giudiziari. Siamo orgogliosi di aver potuto dare il nostro piccolo contributo, da studenti. Ma fondamentale è il lavoro dei magistrati.

Una nostra inchiesta è stata anche proiettata in Tribunale, da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, nel processo di confisca dei beni milionari di Francesco Grande Aracri, condannato in via definitiva per associazione mafiosa.

La vostra associazione ha ricevuto tantissimi premi e riconoscimenti, non ultimo il “premio Scomodo” consegnatovi nel 2014 dal Presidente del Senato Pietro Grasso: siete paghi dei risultati ottenuti o vi prefissate ulteriori obiettivi?

L’obbiettivo è continuare a realizzare inchieste sulla criminalità mafiosa nel Nord Italia. Oltre a sensibilizzare un numero sempre maggiore di cittadini, attraverso incontri pubblici (dal 2009 ne abbiamo realizzati oltre duecento). Occorre scuotere le coscienze dei cittadini e mostrare, basandosi in modo rigoroso sui fatti, quali sono le conseguenze del radicamento mafioso nel nostro territorio.

Ancora oggi troppi cittadini del Nord percepiscono il fenomeno mafioso come distante dalle proprie vite, solo perché apparentemente “non si vede”. Eppure i danni sono impressionanti: la ‘ndrangheta in Emilia ha distorto le logiche del mercato e della libera concorrenza in alcuni settori economici nevralgici. Inoltre la criminalità organizzata nella nostra regione è riuscita anche a «intervenire pesantemente su organi di informazione», fino ad arrivare, in alcuni casi, a «impadronirsi» di testate locali. Quest’ultime sono le parole scritte in una relazione dalla Direzione Nazionale Antimafia, massimo organo in materia.

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Vedi anche:

– “La ‘Ndrangheta di casa nostra. Radici in terra emiliana”: la video-inchiesta
– 
La video-inchiesta “Non è successo niente. 40 roghi a Reggio Emilia”
– Il quotidiano La Repubblica: “La mafia emiliana braccata dagli studenti di Cortocircuito”
– Intervista del web-magazine “AgoraVox” sulle iniziative di Cortocircuito
– Sul Corriere della Sera: “Cortocircuito, la web tv degli studenti-reporter che combatte la mafia”
 Elia Minari di Cortocircuito premiato dal presidente del Senato al Vertice Nazionale Antimafia a Firenze

Sul quotidiano La Repubblica: “Cortocircuito in Val Padana”

Lunedì 20 febbraio 2017 sul sito internet di “Repubblica” è stato pubblicato il seguente articolo dal titolo “Cortocircuito in Val Padana”, scritto da Elia Minari, coordinatore dell’associazione culturale antimafia Cortocircuito di Reggio Emilia.

QUI il precedente articolo de “La Repubblica”, pubblicato sull’edizione cartacea del giornale.

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La nostra avventura nasce nel 2009 con “Cortocircuito”, giornalino studentesco di alcuni licei della città di Reggio Emilia, nel ventre della pianura padana. Da otto anni cerchiamo di approfondire, con video-inchieste e reportage, la penetrazione delle mafie nel Nord Italia.

Indaghiamo su questo tema, da studenti, ponendo delle domande e collegando tra di loro vari documenti: visure delle camere di commercio, delibere comunali, visure catastali e interdittive antimafia. Andando oltre la superficie dei pregiudizi, ci siamo resi conto che molte delle figure chiave avevano cognomi nordici.

Quando abbiamo iniziato non immaginavamo di vedere una nostra video-inchiesta proiettata in Tribunale dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna. Negli anni precedenti abbiamo realizzato degli approfondimenti sui cantieri della linea Tav tra Milano e Bologna, sulla costruzione di alcune scuole, sugli affari di due discoteche emiliane e sui subappalti dello smaltimento dei rifiuti. Su diverse di queste vicende, ambientate tutte nel Nord Italia, dopo la pubblicazione delle nostre inchieste la magistratura ha aperto fascicoli d’indagine.

Un altro reportage realizzato ha costretto alle dimissioni il sindaco di Brescello, il paese emiliano noto per i film su “Peppone e Don Camillo”. A seguito della nostra inchiesta, i Carabinieri hanno avviato un’indagine che nel 2016 ha portato allo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Nella relazione allegata al decreto di scioglimento, firmato dal presidente della Repubblica, viene citato esplicitamente il nostro video-documentario.

Nel caso di Brescello abbiamo mostrato come la ‘ndrangheta nel Nord Italia cerchi non solo il contatto con il mondo imprenditoriale e politico, ma miri anche al consenso della cittadinanza, attraverso sponsorizzazioni e finanziamenti a sagre ed eventi sportivi.

Dalle nostre inchieste emerge il volto inedito di una criminalità interessata all’informazione: uomini della ‘ndrangheta impegnati a redigere comunicati, convocare conferenze stampa, pilotare interviste su giornali locali.

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Vedi anche:

– “La ‘Ndrangheta di casa nostra. Radici in terra emiliana”: la video-inchiesta
– 
La video-inchiesta “Non è successo niente. 40 roghi a Reggio Emilia”
– Il quotidiano La Repubblica: “La mafia emiliana braccata dagli studenti di Cortocircuito”
– Intervista del web-magazine “AgoraVox” sulle iniziative di Cortocircuito
– Sul Corriere della Sera: “Cortocircuito, la web tv degli studenti-reporter che combatte la mafia”
– Elia Minari di Cortocircuito premiato dal presidente del Senato al Vertice Nazionale Antimafia a Firenze

Sul settimanale “Il Venerdì” di Repubblica

Il 17 febbraio 2017 sul settimana “Il Venerdì” di Repubblica è stato pubblicato un articolo, scritto dallo storico giornalista Attilio Bolzoni, incentrato sulle esperienze indipendenti della società civile contro le mafie. Il primo caso citato è quello dell’associazione culturale Cortocircuito di Reggio Emilia.

Cliccare sulla foto sottostante per allargare l’articolo.

 

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Vedi anche:

– “La ‘Ndrangheta di casa nostra. Radici in terra emiliana”: la video-inchiesta
– 
La video-inchiesta “Non è successo niente. 40 roghi a Reggio Emilia”
– Il quotidiano La Repubblica: “La mafia emiliana braccata dagli studenti di Cortocircuito”
– Intervista del web-magazine “AgoraVox” sulle iniziative di Cortocircuito
– Sul Corriere della Sera: “Cortocircuito, la web tv degli studenti-reporter che combatte la mafia”
– Elia Minari di Cortocircuito premiato dal presidente del Senato al Vertice Nazionale Antimafia a Firenze

Incontro con Francesca Montanari

Sabato 28 gennaio 2017 nell’aula magna dell’Istituto D’Arzo di Montecchio Emilia, in provincia di Reggio Emilia, si terrà un incontro con Francesca Montanari (nella foto), presidente dell’associazione culturale antimafia Cortocircuito, autrice di video-inchieste sulle mafie in Emilia.

Parteciperanno all’iniziativa otto classi di studenti.

QUI un articolo scritto da un gruppo di studenti del liceo D’Arzo che hanno partecipato all’incontro.

Articolo scritto dagli studenti del liceo D’Arzo

 

 

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Vedi anche:

– “La ‘Ndrangheta di casa nostra. Radici in terra emiliana”: la video-inchiesta
– 
La video-inchiesta “Non è successo niente. 40 roghi a Reggio Emilia”
– Il quotidiano La Repubblica: “La mafia emiliana braccata dagli studenti di Cortocircuito”
– Intervista del web-magazine “AgoraVox” sulle iniziative di Cortocircuito
– Sul Corriere della Sera: “Cortocircuito, la web tv degli studenti-reporter che combatte la mafia”
– Elia Minari di Cortocircuito premiato dal presidente del Senato al Vertice Nazionale Antimafia a Firenze

Convegno nell’aula bunker del maxi-processo “Aemilia”, dove si sta celebrando il più grande processo di mafia del Nord Italia

Sabato 17 dicembre 2016, alle ore 10.00 di mattina, si è tenuta l’iniziativa “Tribunale Bene Comune” presso il Tribunale di Reggio Emilia. Il convegno ha avuto luogo nell’aula bunker del maxi-processo “Aemilia”, dove si sta celebrando il più grande processo di mafia del Nord Italia.

Sono intervenuti:
– il procuratore capo di Reggio Emilia Giorgio Grandinetti;
– i giudici penali del maxi-processo “Aemilia” Andrea Rat e Cristina Beretti (presidente del Tribunale facente funzioni);
– il giudice civile Annamaria Casadonte;
– l’avvocato Giulio Terzi, presidente della Fondazione Giustizia;
– il presidente dell’Ordine degli avvocati di Reggio Emilia Franco Mazza;
– Elia Minari, coordinatore dell’associazione antimafia Cortocircuito di Reggio Emilia;
– Natalia Maramotti, assessora alla Sicurezza e cultura della legalità del Comune di Reggio Emilia;
– Giorgia Manzini dell’Ordine dei Notai;
– Leonardo Riccio dell’Ordine dei commercialisti e degli esperti contabili.

L’iniziativa è stata organizzata dal Comune di Reggio Emilia e dal Tribunale, insieme alla Regione Emilia-Romagna e alla Fondazione Giustizia, in collaborazione con l’associazione culturale antimafia Cortocircuito.

Teatralizzazione a cura di Laura Pazzaglia. L’iniziativa era aperta alla cittadinanza e hanno partecipato tra il pubblico anche gli studenti che hanno frequentato i laboratori sulla legalità organizzati dal Centro sociale Papa Giovanni XXIII in collaborazione con il “Centro di documentazione sulle mafie”.

[Foto di Chiara Ghirelli. Cliccare sulle foto per allargarle. Graphic design by Gabriele Giglioli.]

 

Incontro con il giudice Davigo, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati e con il procuratore antimafia di Messina

Venerdì 9 dicembre 2016 alle ore 21.00 nella Sala del Tricolore, sede del Consiglio Comunale di Reggio Emilia, si è tenuto l’incontro, aperto alla cittadinanza, dal titolo: “Nuovi meccanismi corruttivi e crisi della giustizia”. Ingresso gratuito.

E’ stato realizzato un dialogo-intervista con ospiti i magistrati:

Piercamillo Davigo, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, giudice della Corte suprema di Cassazione, già pm del pool “Mani Pulite”, autore del libro “Processo all’italiana”;

Sebastiano Ardita, procuratore antimafia di Messina, già direttore dell’ufficio detenuti del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, autore del libro “Ricatto allo Stato”.

Ha condotto l’iniziativa: Elia Minari, coordinatore dell’associazione culturale antimafia Cortocircuito di Reggio Emilia.

Introduzione di:
– Raffaele Ruberto, prefetto di Reggio Emilia che realizzerà un intervento sulla criminalità mafiosa a Reggio Emilia;
– Natalia Maramotti, assessora a Sicurezza e cultura della legalità del Comune di Reggio Emilia.

[Foto di Chiara Ghirelli. Cliccare sulle foto per allargarle. Locandina realizzata da Gabriele Giglioli.]
Per viualizzare tutte le foto e gli articoli di giornale cliccare qui.

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Pubblichiamo il video del telegiornale di Telereggio:

 

CONTINUA A LEGGERE…

Sul quotidiano “La Repubblica”

[articolo del 26 novembre 2017]

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Invece QUI un’intervista del quotidiano “La Repubblica” nel 2015.

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Le informazioni sul libro “Guardare la mafia negli occhi” sono sul sito www.eliaminari.it/libro-inchiesta
Il libro, sottotitolato “Le inchieste di un ragazzo che svelano i segreti della ‘ndrangheta al Nord”, è disponibile in quasi tutte le librerie e online (in formato cartaceo o e-book). Prefazione del Procuratore Nazionale Antimafia, editore Rizzoli.
Invece QUI le prime recensioni e i primi articoli sul libro.

Incontro con Francesca Montanari e lo scrittore napoletano Alessandro Gallo

Sabato 3 dicembre 2016, alle ore 8.05, nell’aula magna dell’Istituto Galvani di Reggio Emilia si terrà l’incontro “Sentinelle di legalità”, con:

– Francesca Montanari (al centro della foto), presidente dell’associazione culturale antimafia Cortocircuito, autrice di video-inchieste sulle mafie in Emilia.

– Alessandro Gallo, scrittore e autore originario di Napoli, presidente dell’associazione Caracò.

 

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Vedi anche:

– “La ‘Ndrangheta di casa nostra. Radici in terra emiliana”: la video-inchiesta
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La video-inchiesta “Non è successo niente. 40 roghi a Reggio Emilia”
– Il quotidiano La Repubblica: “La mafia emiliana braccata dagli studenti di Cortocircuito”
– Intervista del web-magazine “AgoraVox” sulle iniziative di Cortocircuito
– Sul Corriere della Sera: “Cortocircuito, la web tv degli studenti-reporter che combatte la mafia”
– Elia Minari di Cortocircuito premiato dal presidente del Senato al Vertice Nazionale Antimafia a Firenze

Intervista al Tg1 Rai

Elia Minari è stato intervistato dal giornalista Piero Damosso, caporedattore del Tg1 Rai, sul suo libro-inchiesta “Guardare la mafia negli occhi“.

Elia è coordinatore dell’associazione antimafia Cortocircuito.

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Le informazioni sul libro “Guardare la mafia negli occhi” sono sul sito www.eliaminari.it/libro-inchiesta
Il libro, sottotitolato “Le inchieste di un ragazzo che svelano i segreti della ‘ndrangheta al Nord”, è disponibile in quasi tutte le librerie e online (in formato cartaceo o e-book). Prefazione del Procuratore Nazionale Antimafia, editore Rizzoli.
Invece QUI le prime recensioni e i primi articoli sul libro.