Una spaghettata antimafie per il giornalista sotto protezione (articolo+intervista)

[articolo pubblicato sulla Gazzetta di Reggio il 5 Febbraio 2012]

Dal ventidue dicembre la vita di Giovanni Tizian, collaboratore del gruppo l’Espresso, è cambiata. Due giorni prima della vigilia di Natale, oltre alle consuete telefonate di auguri da parte di familiari ed amici, Tizian ha ricevuto una telefonata sicuramente meno desiderata. Dall’altro capo della linea c’era il procuratore capo di Modena Zincani che gli annunciava la decisione di assegnarli due uomini di scorta.

Ora, che tutto è diventato più difficile, per non farlo sentire solo e per esprimergli solidarietà, in tanti sono accorsi alla spaghettata antimafie organizzata dell’Anpi in collaborazione con “Libera. Associazioni nomi e numeri contro le mafie”, ieri all’oratorio Helder Camara di San Polo.

Friselle pugliesi, polenta fritta, erbazzone reggiano, spaghetti: prelibatezze del sud e del nord, prodotti quasi tutti provenienti dalle terre confiscate alla mafie, coltivate da aziende agricole sociali d’agricoltura biologica. «Consumare i prodotti dei terreni confiscati alle mafie è un segnale importantissimo», ha sottolineato Annalisa Duri del coordinamento di Libera Reggio. «Spesso le terre dei mafiosi una volta confiscate vengono abbandonate. Questa è una sconfitta per lo stato e così la gente può dire “meglio quando c’era il mafioso”. Acquistando i prodotti di queste terre si ridà speranza alla faccia pulita dell’Italia».

Dopo pranzo, Tizian ha parlato di “Gotica. ‘Ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea” edito da Round Robin. 300 pagine con fatti, nomi e cognomi. continua a leggere …

5 azioni che ogni cittadino può fare contro le mafie

VEDI IL VIDEO DELLE 5 AZIONI

Nella contrasto e nella prevenzione alle mafie certamente le istituzioni possono fare molto, ma cosa può fare un semplice cittadino privo di responsabilità istituzionali o politiche? Cosa può fare colui che non è né magistrato, né poliziotto, né parlamentare? Colui che magari pensa con rassegnazione di essere “condannato” alla parte di spettatore o, nel migliore dei casi, alla parte di tifoso. Ci siamo sentiti porre questa domanda numerosissime volte, per questo abbiamo deciso di cercare di dare una risposta più chiara, attraverso cinque semplici azioni che ogni cittadino può attuare ogni giorno contro le mafie. Si tratta di semplici azioni nate da ciò che abbiamo imparato in questi anni, dalle nostre riflessioni, ma sono aperte anche alle vostre proposte e ai vostri suggerimenti.

 

Queste cinque azioni contro le mafie servono anche per smettere di lamentarsi soltanto, per smettere di delegare sempre agli altri. La magistratura e le forze dell’ordine svolgono un ruolo sicuramente indispensabile, ma non è sufficiente. Serve l’impegno di tutti noi, con piccoli gesti, che possono però creare seri problemi alle organizzazioni mafiose. Perché le mafie prosperano anche grazie ai nostri silenzi e alla nostra indifferenza.

A questo proposito, negli ultimi anni Falcone e Borsellino ci sono stati presentati troppo spesso come degli eroi-martiri solo da commemorare. Quest’immagine è fuorviante. Falcone e Borsellino non sono eroi, sono uomini che facevano il loro dovere, morti da uomini liberi. Chiamarli eroi si sposa con il distanziare il loro percorso con il nostro, si sposa con la deresponsabilizzazione del cittadino, si sposa con il delegare agli altri.

Per questi motivi, come associazione “Cortocircuito” (www.cortocircuito.re.it) e come gruppo “Giovani a Reggio Emilia contro le mafie”, dal 2009 abbiamo realizzato cortometraggi, video-inchieste, interviste e diverse iniziative antimafia, per cercare di sensibilizzare la cittadinanza sulla presenza delle mafie nella nostra città. E per invitare i nostri coetanei a uscire dall’indifferenza. 

Ecco le nostre 5 azioni:

– PRIMA AZIONE: INFORMARSI IN MODO CRITICO. È fondamentale informarsi ed informare, se non si conosce un fenomeno non si è in grado di fronteggiarlo e di contrastarlo adeguatamente.
Tuttavia si tratta di un compito non facilissimo. I media spesso sono condizionati da molteplici aspetti di convenienza editoriale e politica. Inoltre sono diversi i casi in cui la stampa tende a derubricare probabili fatti di mafia ad atti di vandalismo o a “fenomeni elettrici”. Per questo è fondamentale, oltre a informarsi di piùinformarsi da più fonti; solo in questo modo è possibile formarsi un’idea più veritiera possibile su un determinato fatto. Informandovi da più fonti riuscirete ad essere giornalisti di voi stessi.
Inoltre è importante non prendere nessuna fonte, dal servizio televisivo all’articolo di giornale, come oro colato, ma non considerare una verità assoluta neanche un video di “youtube”. Essere quindi curiosi, ma anche dubbiosi.

– SECONDA AZIONE: CONSUMARE IN MODO CRITICO. È possibile acquistare i prodotti delle terre confiscate alle mafie, gestite prevalentemente da cooperative sociali di agricoltura biologica, riunite a livello nazionale da “Libera Terra”. E’ un segnale importantissimo perché spesso le terre dei mafiosi una volta confiscate vengono abbandonate: questa è una sconfitta per lo Stato e così la gente può dire “meglio quando c’era il mafioso”.
Inoltre si possono acquistare i prodotti nei negozi che aderiscono ad “Addiopizzo”, anche al Nord. A Milano, secondo la Direzione Distrettuale Antimafia, oltre cinquemila commercianti pagherebbero il pizzo. Consumando in maniera critica è come se andassimo a votare ogni volta che facciamo la spesa.
È anche importante ricordare che ci vuole qualche cautela in più nel caso di ristoranti, pizzerie, imprese e negozi sorti improvvisamente con evidente impegno di consistenti capitali. Non sono pochi i casi in cui, anche nel nostro territorio, ci si è scontrati con luoghi coinvolti in azioni di riciclaggio di denaro mafioso.
Infine, anche se può sembrare scontato e anche se molte volte non è un fatto collegato alle mafie, bisogna sempre farsi fare lo scontrino, perché diversi commercianti “si dimenticano” di farlo.

– TERZA AZIONE: PARTECIPARE AL VOTO. Se non si sceglie si lascia che altri scelgano per noi. La mafia spesso offre i suoi pacchetti di voti alle elezioni: dalle comunali alle europee, per questo occorre partecipare al voto, incluso quello referendario. È importante cercare di scegliere i candidati “più puliti”, perché le mafie non sono né di destra né di sinistra, spesso puntano sul cavallo vincente. Indicare la preferenza è fondamentale, perché meno elettori usano il proprio voto di preferenza più facile sarà per pochi elettori vicini a un’organizzazione mafiosa fare entrare, ad esempio, in un consiglio comunale il proprio candidato.

– QUARTA AZIONE: NON ACCETTARE SCORCIATOIE. Per contrastare le mafie, bisognerebbe imparare a dire no alle tante scorciatoie che la vita offre ogni giorno, ai favori, alle raccomandazioni, preferendo “al puzzo del compromesso morale, il fresco profumo della libertà”, come auspicava il giudice Paolo Borsellino.

– QUINTA AZIONE: DENUNCIARE-PARTECIPARE. L’indifferenza è compromesso. Il silenzio degli onesti è il pericolo maggiore che ci sia per la democrazia. Noi crediamo che ogni cittadino possa fare la sua parte, anzi debba fare la sua parte, contro il radicamento mafioso nella nostra città. Perché come dice il secondo comma dell’articolo 4 della nostra bella Costituzione “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” Quindi l’indifferenza è incostituzionale!

Occorre uscire dal silenzio e prendere parola. Perché una libertà passiva non esiste, la libertà va esercitata ogni giorno, per lei occorre spendersi.

Inoltre chi lavora in istituti di credito, chi è notaio, chi è proprietario di immobili, aziende, imprese, ecc… può fare di più. Ci siamo spesso chiesti come si comportino questi cittadini quando si accorgono che il denaro trattato potrebbe essere frutto di reati di mafia. Vogliamo credere che sceglierebbero di perdere un cliente, un’occasione di lavoro, di vedere sfumare un affare, con la soddisfazione di aver dato un contributo al prevalere della società degli onesti su quella dei criminali. È sufficiente che siano indifferenti alla provenienza dei soldi perché il risultato sia esattamente l’opposto.

Adesso non abbiamo più scuse, non possiamo più dire “non lo sapevo”. Perché solo il coraggio degli onesti può riaccendere la speranza, capendo che con le mafie non può esserci futuro. Aspettiamo, con una mail, i vostri suggerimenti e le vostre proposte per migliorare insieme queste cinque azioni.

 

 

Associazione culturale antimafia “Cortocircuito” di Reggio Emilia.

(23 maggio 2013)

VEDI IL VIDEO DELLE 5 AZIONI

 

 

La legalità non è una limitazione della libertà, ma l’unica strada per raggiungere davvero la libertà”.
Nicola Gratteri e Antonio Nicaso

[Testi consigliati: “La convergenza” di Nando dalla Chiesa, “La giustizia è una cosa seria” di Antonio Nicaso e Nicola Gratteri, “Sulle regole” di Gherardo Colombo, “Nomi, cognomi e infami” di Giulio Cavalli, “Nel labirinto degli dei” di Antonio Ingroia].

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Vedi anche:

– Libera rilancia a livello nazionale le nostre 5 azioni contro le mafie

 

4 nuovi video per la legalità, contro le mafie

Pubblichiamo quattro video che documentano alcune attività da noi recentemente realizzate:

Il primo video documenta alcuni estratti dell’incontro pubblico del 29 Novembre 2011 ad Albinea (RE) con Nicola GratteriProcuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, ed Antonio Nicasostudioso e scrittore, nonché uno dei massimi esperti di ‘ndrangheta a livello internazionale.
Nel video il Procuratore Gratteri spiega, portando il chiaro esempio di un supermercato della ‘ndrangheta, di come “le mafie non producano ricchezza e neppure lavoro“. Inoltre il Prof. Nicaso ci mette in guardia: “in Italia le mafie non le abbiamo mai combattute, perché non abbiamo mai voluto combatterle”, abbiamo combattuto solo la “macelleria criminale”, i poveracci, aggiungendo “chi ancora può credere che il capo della mafia sia Totò Rina o Bernardo Provenzano? .. se questi fossero stati i capi della mafia li avremmo già distrutti da tanto tempo”.
Inoltre chiariscono “i mafiosi quando sono venuti al nord sono entrati in certi ambiti perché qualcuno ha aperto loro la porta, perché qualcuno non ha saputo dire no ai soldi e ai voti delle mafie”.
L’incontro è stato introdotto da Elia Minari del Giornalino studentesco Cortocircuito e dei “Giovani a Reggio Emilia contro le mafie”. Noi continueremo a combattere le mafie prendendo parola e utilizzando lo strumento della cultura, unica pistola sfuggita dalle mani della mafia.

Il secondo video: brevi discorsi improvvisati di Nuccia Ciambrone ed Elia Minari per presentare le attività dei “Giovani a Reggio Emilia contro le mafie” e del Giornalino studentesco Cortocircuito, in occasione della serata “In-patto” del 5 Novembre 2011 in piazza Martiri del 7 Luglio a Reggio Emilia. Evento organizzato insieme al gruppo “Quanto Basta”.

Il terzo video è l’intervista -da noi realizzata- al magistrato Piercamillo Davigoex pm del pool “Mani Pulite” e uno dei massimi esperti di corruzione. Attualmente è Giudice alla Corte Suprema di Cassazione.

Infine, il quarto, è un video shock: dopo aver inaugurato la targa in memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ai Giardini di Reggio Emilia, ci si avvicina un ragazzo originario della Sicilia che ci dice “Provenzano faceva lavorare i giovani, faceva solo appalti.” Ma la realtà è molto diversa… Come ci ha spiegato più volte il Procuratore Antimafia di Reggio Calabria Gratteri, nella mafia -se si entra poveri- se ne esce morti o morti di fame. Inoltre la mafia quando ti dà un lavoro ti toglie tutto il resto: i diritti, e soprattutto la dignità.

Tutte le riprese sono state fatte da Federico Marcenaro del Giornalino studentesco Cortocircuito.

La Redazione di Cortocircuito

(11 Dicembre 2011)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Intervista a Manfredi Borsellino, figlio di Paolo Borsellino

Manfredi Borsellino con il padre e la madre

Manfredi Borsellino è figlio del noto magistrato Paolo Borsellino, ucciso con un’auto esplosiva il 19 Luglio 1992 a Palermo.
Quando Paolo Borsellino, ora simbolo mondiale della lotta contro le mafie, saltò in aria in via D’Amelio il figlio Manfredi aveva 21 anni. Manfredi Borsellino, attualmente Commissario di Polizia di Cefalù (Palermo), sta continuando a servire lo Stato, come fece il padre fino alla morte. Lo abbiamo contattato telefonicamente per un’intervista.

– Dopo la strage di Capaci nel ‘92, il Giudice Borsellino confessò ad Antonio Ingroia che si sentiva invecchiato di 10 anni in pochi giorni. Uno stato d’animo di cui la famiglia ebbe modo di accorgersi?

Dopo la morte di Falcone mio padre cambiò. Prima era una persona estremamente divertente, con un umorismo abbastanza spiccato: non amava prendersi sul serio e scherzava anche sulle cose più drammatiche. Dopo la strage di Capaci invece si chiuse un poco in se stesso e gradualmente, quasi a presagire la tragedia, si allontanò dalla famiglia. Fu da parte di mio padre un’operazione molto sottile. Era talmente preparato all’eventualità di essere, da un momento all’altro, vittima di un attentato che voleva prepararci al periodo successivo alla sua eventuale morte.

– Lei questo quando lo comprese?

Noi lo capimmo soltanto dopo la morte di mio padre, infatti in quei famosi 57 giorni (tra l’attentato a Falcone e quello a Borsellino, ndr) io e le mie sorelle non comprendevamo questo atteggiamento di mio padre. […] Invece oggi siamo grati a mio padre per aver fatto in modo che noi potessimo, non solo accettare la sua morte violenta e improvvisa, ma fossimo anche preparati a sostenere tutte le difficoltà, tutti gli assalti anche indiscriminati dei mass media e dell’opinione pubblica dopo la sua morte. Malgrado io e le mie sorelle fossimo abbastanza giovani, io avevo appena 21 anni quando mio padre ci lasciò, ci ritrovammo delle persone molto più adulte dell’età che avevamo.

– Le facciamo una domanda molto “difficile”, secondo lei suo padre poteva essere salvato?

Si, credo che si poteva evitare. Si sapeva che la prossima vittima designata, dopo l’attentato a Giovanni Falcone, era mio padre. Quindi lo Stato era nelle condizioni di salvare mio padre, costringendolo o indulgendolo ad allontanarsi da Palermo con la famiglia in quei giorni drammatici successivi la strage di Capaci. Invece non arrivò nessun segnale da parte del Governo di allora. […] E’ mia personale convinzione che se mio padre fosse stato costretto, anche contro la sua volontà, ad allontanarsi da Palermo per raggiungere una località segreta, determinati scenari sarebbero mutati velocemente e mio padre probabilmente non sarebbe stato assassinato. Però purtroppo con i se non si può cambiare il corso della storia.

– Lei ha studiato legge ed è oggi Commissario di Polizia. Quanto ha influito nella sua scelta il fatto di essere figlio di Paolo Borsellino?

Mio padre è stato magistrato, mio nonno materno è stato magistrato, mio bisnonno è stato un giudice militare: una certa aria di giustizia e di legge l’ho respirata fin da bambino. Ho voluto continuare questa strada familiare, anche se con un incarico diverso, poiché credo tantissimo nei valori della giustizia e dell’onestà. Amo a dismisura la mia terra e la città in cui vivo, ho il dovere di fare di tutto per cambiarla in meglio. Indubbiamente la scelta del lavoro è stato influenzata anche dal fatto che mio padre era quasi sempre circondato da poliziotti di scorta o da carabinieri o finanzieri che lo aiutavano nell’attività investigativa, per cui sono sempre stato attratto dal lavoro svolto da questi validissimi collaboratori di mio padre. continua a leggere …

Noicontrolemafie 2011

Noicontrolemafie 2011 – Ci sono loro. Ma ci siamo anche noi.

E’ questo il titolo del festival della legalità che si svolgerà a Reggio Emilia il 27, 28 e 29 Maggio 2011. Si tratta di una tre giorni di convegni, seminari, conferenze e spettacoli, promossa dalla Provincia di Reggio Emilia, con l’ideazione e la direzione scientifica del professor Antonio Nicaso e la cura educational della Dott.ssa Rosa Frammartino.

Nel corso del festival saranno anche proiettati video e spot contro le mafie realizzati dal giornalino studentesco Cortocircuito insieme ai “Giovani a Reggio Emilia contro le mafie”. Saremo sempre noi giovani a gestire il punto informazione-accoglienza all’entrata del festival nella giornata conclusiva del 29 Maggio al parco Cervi (ex Tocci). Vi aspettiamo!

La Redazione di Cortocircuito

Clicca qui per leggere il programma (pdf)

Serata in ricordo del magistrato Antonino Scopelliti

Martedì 21 dicembre 2010 alle 21 in Gabella (spazio pubblico sotto l’arco di via Roma), a Reggio Emilia, si terrà un incontro pubblico con Rosanna Scopelliti, figlia di Antonino Scopelliti, magistrato ucciso dalla mafia nel 1991 e Aldo Pecora, fondatore del movimento antimafia “Ammazzateci tutti” e autore di “Primo sangue”, libro sulla morte del Giudice Antonino Scopelliti che sarà presentato nel corso della serata.

L’evento, con il patrocinio della Regione Emilia Romagna, è promosso da “Percorsi di cittadinanza e legalità“, curati dalla dott.ssa Rosa Frammartino, insieme all’associazione culturale antimafia Cortocircuito, media partner ufficiale dell’evento.

L’evento sarà condotto da Cortocircuito.

“Il 9 agosto 1991 il giudice Antonino Scopelliti venne ucciso in un agguato a Campo Calabro, lasciando la moglie e la figlia di sette anni, Rosanna, della cui esistenza, per motivi di sicurezza, pochissimi sapevano. La morte di Scopelliti, impegnato in quei giorni in Cassazione per il maxi-processo di Palermo, aprì di fatto la stagione delle stragi, il duro e ambiguo confronto tra Stato e mafia che avrebbe portato, poco dopo, alle morti di Falcone e Borsellino.”

(clicca sulla locandina a sinistra per allargarla)

A Reggio Emilia è presente la mafia? – il cortometraggio

Assolutamente non penso, questo sentore me lo da il fatto che il tessuto sociale mi sembra abbastanza integro e sano”. E’ una delle tante risposte che abbiamo ricevuto dalla gente alla domanda: “Secondo lei, a Reggio Emilia è presente la mafia?”.

Pubblichiamo il cortometraggio, da noi realizzato, sulla presenza mafiosa a Reggio Emilia.

La Redazione di Cortocircuito

(3 Novembre 2010)

Se non visualizzi il video clicca qui.

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Vedi anche:

– 5 azioni che ogni cittadino può fare contro le mafie

 

Memorie di un amante (Angelo Vassallo)

Una serata come le altre. Tranquilla. Silenziosa. Era una serata in cui le mie preoccupazioni erano svanite nelle ombre e dovevano rimaner li finché l’aurora non le avrebbe illuminate nuovamente. Con la mente leggera correvo veloce, con la mia Audi grigia, fra le tante strade del mio paese perché,  a casa, mi attendevano. Amavo la mia famiglia tanto quanto la mia terra perché mi sapevano regalare grandi emozioni ma soprattutto mi sapevano riscaldare il cuore sempre e comunque.

Ero un folle per molti, un visionario per altri ma sono certo che è proprio grazie alla mia “follia”, se così si può definire, e alla mia voglia di porgere l’occhio verso il futuro che oggi la mia gente si trovi a vivere in gioia e serenità. Pollica è sempre stata la mia ragione di vita. I suoi cittadini, le sue case, le sue situazioni ed il suo mare saranno sempre parte di me. Ah.. Il suo mare.. Solcai le sue onde assaporandone gusto e odore . Fronteggiai molte volte le sue ire, sfidando il destino, uscendone sempre vincitore. Ero certo che il mare non sarebbe mai stata la mia tomba.

Correvo. Le luci dei lampioni mi illuminavano il cammino. Dovevo fare presto. Avevo una gran voglia di baciare mia moglie e di abbandonarmi, poi, nella grande notte salernitana. Imboccai, quindi, una piccola strada secondaria. Scalai un paio di marce facendo rombare il mio potente motore tedesco che, certamente, non avrebbe avuto alcun problema ad affrontare l’esigua salita che mi si celava dinnanzi.

L’orologio segnava le ore 22. Ad un certo punto, poco distante da me, comparve una macchina che, con i suoi due fari, mi disturbarono la vista. Anch’essa correva veloce ma in senso opposto al mio. Mi misi su un lato della strada, permettendo così il  transito anche se, in teoria, la viabilità era a senso unico. continua a leggere …

Post-terremoto all’Aquila, l’Antimafia indaga su Reggio

La Procura Distrettuale Antimafia dell’Aquila, che da tempo sta indagando sulla ricostruzione post-terremoto in Abruzzo, ha messo gli occhi anche su alcune imprese reggiane in odore di ‘ndrangheta. Accertamenti sarebbero in corso da qualche giorno anche nella nostra provincia. Secondo quanto si è appreso, in particolare, a confortare questa tesi vi sarebbero dichiarazioni di collaboratori di giustizia e intercettazioni telefoniche. Alle prime battute di queste indagini sugli appalti per la ricostruzione del terremoto in Abruzzo, all’Aquila erano scattate le manette per sei persone, legate al clan dei casalesi. Ora la svolta: anche l’ndrangheta, e in particolare le cosche già radicate in Emilia hanno messo le mani su questo business“.

La notizia di questo nuovo inquietante filone di indagine arriva a Reggio all’indomani della firma del protocollo antimafia per i lavori della Tav. Ricordiamo che anche la costruzione della Tav nella tratta Reggio-Parma, quasi un anno fa, aveva avuto problemi simili:

19 Ottobre 2009, indagini della Direzione investigativa antimafia a carico dei un’ impresa di Gela, secondo gli investigatori, «imparentata» con una famiglia mafiosa – che ha operato nei cantieri TAV (Treno ad alta velocità) nella tratta Reggio Emilia-Parma.

Questa è l’ennesima prova che le mafie hanno una consistente presenza a Reggio Emilia. Spesso però questa presenza è sottovalutata e schivata.
Le attività gestite nella nostra città dai clan mafiosi sono traffico di droga, edilizia, autotrasporti, estorsioni, gioco d’azzardo, settore del divertimento. I clan presenti all’interno della nostra città sono molteplici: Casalesi, ‘Ndrangheta (Grandi Aracri-Nicoscia, Arena-Dragone).

La Redazione di Cortocircuito