«Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, (…) che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto». (Lorenzo Milani)
Da queste convinzioni filosofiche trae ispirazione il Viaggio della Memoria 2011, di cui anche quest’anno pubblichiamo alcune riflessioni dei nostri coetanei che vi hanno partecipato. Il “Viaggio della Memoria” è un’esperienza molto interessante e toccante organizzata da Istoreco per gli studenti delle scuole superiori di Reggio Emilia e provincia. Quest’anno il programma ha previsto la visita a Berlino e ai campi di concentramento di Sachsenhausen e di Ravensbrück. Un’esperienza, come abbiamo sottolineato anche l’anno scorso, indispensabile al bagaglio culturale di ogni individuo, per evitare oggi e in futuro ogni nuova forma di razzismo, discriminazione e violenza.
La Redazione di Cortocircuito
Un odio stretto in gola per le assurdità umane, lo stomaco era chiuso davanti al sangue versato su quel terreno …arido tanto d’erba quanto d’umanità; gli occhi rimanevano lucidi e bagnavano disperati la baracca con lacrime d’angoscia mista a rabbia. Ancora oggi è obbligo chiedersi il perché ed è obbligo chiedersi anche di quanto sangue ha ancora bisogno l’egoismo umano. Le parole non bastano per comprendere ciò che hanno vissuto milioni di deportati. I campi di concentramento, i luoghi della memoria, devono essere visitati di persona. Bisogna sentire sulla propria pelle ogni ingiustizia subita da qualsiasi uomo sulla faccia della terra, bisogna saper tremare d’indignazione davanti ad ognuna di queste ingiustizie.
Siamo noi che dobbiamo portare avanti e raccontare alle generazioni future ciò che successe allora. Noi abbiamo la fortuna di sentire testimonianze di persone che hanno lottato, che sono scappate, che sono sopravvissute a questo orrendo sterminio. Noi oggi abbiamo dunque la responsabilità, anzi, il dovere e l’obbligo morale di portare avanti la MEMORIA.
Matteo Davoli e Chiara Cigarini (Zanelli, entrambi)
Assonnati e stanchi siamo partiti all’una del mattino di martedì 15 febbraio e, dopo alcune ore di viaggio, ci siamo “svegliati” in Germania.
I nostri occhi si sono posati su un paesaggio freddo e ghiacciato, dove i campi brulli si alternano a pinete ed acquitrini. Un paesaggio così diverso da quello italiano non ha potuto che stimolare la nostra fantasia e, basandoci sui racconti degli ex deportati nei lager (soprattutto quello di Mirella Stanzione al teatro Ariosto), non ci è stato difficile immaginare colonne di povera gente infreddolita che erano costrette a marciare da crudeli carcerieri. Questa è stata la prima immagine evocata dal paesaggio invernale: il freddo e la disperazione dei deportati.
Proseguendo col viaggio, abbiamo cercato di stimolare la mente dei nostri compagni partecipanti, chiedendo cosa ci si aspettava da questa attività. Nonostante le risposte siano state abbastanza disparate, ci siamo resi conto che la maggior parte di noi ha solamente una vaga idea di come sia Berlino e di quale sia la sua storia. Molti si sentono intimiditi dall’entità della tragedia che, per la prima volta, potranno vedere e toccare con mano: lontani dai testi scolastici o dalle forse troppo ripetute parole degli adulti.
Dice Ascanio: “Questi luoghi sono carichi di storia, e sono molto emozionato all’idea di essere qui… Di poter vedere in prima persona quello che è stato… Sentirlo.”
Sfortunatamente al giorno d’oggi la città di Berlino passa quasi in secondo piano rispetto alle altre città europee come Londra o Parigi. Sembra che la sua storia sia solo legata all’URSS, ad una “strana cosa chiamata Guerra Fredda” e a poco altro. Al nostro arrivo Berlino stupisce i ragazzi con la sua rinnovata modernità, che ci si mostra sotto forma di sterminati campi di pale eoliche. Dopo una storia così drammatica, oggi Berlino si presenta come il simbolo della multiculturalità, del senso civico e sociale e della tolleranza. Questo i ragazzi lo notano. Dall’architettura vivace, piena di colori, dal sindaco omosessuale, e così via.
Italo commenta: “In questa città si vede il futuro, il cambiamento. L’attività e la voglia di riscatto di queste persone da speranza e sicurezza nell’avvenire.”
Insomma, il senso che vogliamo dare a questo viaggio è quello che dovrebbe avere la storia: un insieme di persone e ambienti strettamente collegati tra loro. La storia non deve rimanere chiusa tra le pagine ingiallite di un libro, ma deve manifestarsi davanti ai nostri occhi perché noi possiamo interpretarla ed imparare da essa. L’oggi, attraverso ieri, serve quindi per il nostro domani. Da una maggiore conoscenza del passato, infatti, la società potrà meglio impostare il presente in funzione di un futuro migliore dove muri divisori e barriere culturali non devono più trovare spazio. Vedremo…
Valentina Silva (Liceo Moro) e altri.
Il trascorrere di questi giorni nella capitale della Germania ci ha fatto riflettere assieme sul periodo storico del nazifascismo, e, su tutto quello che ne comporta. Stragi, bombardamenti, rappresaglie, fucilazioni, … Elementi che fino a pochi giorni fa erano solo nomi sui libri di storia ora sono quanto più vivi nella nostra mente fissati da buoni immagini suggestive della Berlino di oggi. La città dove il capo del terrore ha diretto lo stato la città divisa in due dal muro la città riunita e simbolo di una riunificazione, la città che oggi, moderna e viva, suscita in ognuno di noi nuove e diverse emozioni. Ponte, tra il passato dei lager e dello scontro capitalismo e socialismo, e la modernità e l‘unione dello stato oggi.
Lontano dai tempi della seconda guerra mondiale in questo posto in questi luoghi ci sembra essere più vicini alla storia e veramente quando si è qui la storia ci entra dentro e noi non dimenticheremo. […]
Iuri Rovatti (Zanelli)